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Non una critica ai commissari che reggono le sorti del Municipio, ma un interrogativo a futura memoria: l’abbattimento di centinaia di esemplari di Pinus Pinea, operazione in parte già eseguita a Quattromiglia di Rende era necessaria o, invece, era possibile pensare a un’alternativa che salvasse i maestosi alberi e, nel contempo, provvedesse a sistemare aiuole, marciapiedi e manto stradale?
A domandarselo è la Federazione riformista di Rende. «È fuor di dubbio – è scritto in un comunicato – che fosse, e tuttora è, possibile intervenire con azioni manutentorie e migliorative senza toccare gli alberi. Rimane il problema, obiettivamente molto delicato, della sicurezza stradale per pedoni, ciclisti, automobilisti e per i mezzi di trasporto. Sorge spontanea una domanda: sono stati effettuati tutti gli accertamenti tecnici, eseguiti con strumenti che oggi la tecnologia mette a disposizione degli agronomi, al fine di stabilire se gli alberi fossero sani, ben piantati e sicuri? Si è fatto tutto ciò o i progettisti, il dirigente e gli ex amministratori si sono limitati a commissionare un parere non sorretto da indagini strumentali?».
Ironia della sorte, sottolineano i riformisti, è che il progetto è finanziato con il Pnrr per la riqualificazione ambientale e per la rigenerazione urbana. «Sotto questo profilo – aggiungono – troviamo azzardato affermare che, per l’ambiente e per la salubrità dell’aria, 280 piccoli lecci possano produrre gli stessi benefici effetti di centinaia di Pinus Pinea adulti, piantumati circa 55 anni fa. Il leccio è un’essenza tanto bella e stupenda quanto oltremodo lenta a crescere. I piccoli lecci impiegheranno un’eternità per eguagliare la salubrità assicurata dai pini. È troppo ipotizzare che si eseguano gli accertamenti strumentali, ove non siano stati fatti, per verificare la salute dei pini, prima di proseguire nel loro abbattimento?».
Al momento, dunque, una strage di pini certamente sani – ben diciotto – è stata già fatta in piazza De Vincenti. Restano ancora oltre cento esemplari di Pinus Pinea allocati sulla ex Ss 19 bis che a prima vista sembrano sani e robusti. «Pertanto – conclude la Federazione riformista – speriamo che non vengano abbattuti e che prima di procedere a tale operazione siano effettuati tutti gli accertamenti tecnico-agronomici con i moderni strumenti oggi a disposizione di chi esercita la professione di agronomo.