Il 31 luglio 2003 il Cosenza Calcio spariva dalla scena calcistica inghiottito da una vicenda giudiziaria che ne decretava il fallimento, ma restava intatta quella fede “laica” e viscerale di chi da sempre sente scorrere nelle vene sangue rossoblù. Peraltro, per una parte della tifoseria, quella che vive a centinaia di chilometri di distanza da Cosenza, in taluni casi anche a migliaia di chilometri, non è solo una squadra di calcio, ma è il simbolo dell’appartenenza alla bella, quanto maledetta, terra brutia.

Diciassette anni dopo, nello stesso giorno, l’epilogo è diverso, nell’incredulità generale: il Cosenza Calcio compie quella che persino oltremanica è stata definita l’impresa calcistica del 2020 conquistando 22 punti in dieci partite e raggiungendo l’agognata salvezza. La determinazione e la tenacia di un branco di lupi, guidato dal condottiero Roberto Occhiuzzi e dal suo staff, hanno decretato la permanenza in serie B del Cosenza provocando nei tifosi una gioia incontenibile quasi paragonabile a quella vissuta a Pescara nel 2018. E’ stato un po’ come raggiungere un’altra promozione a distanza di due anni, atteso che i bookmakers davano ormai il Cosenza già retrocesso.

Le ore precedenti il match, che avrebbe determinato la retrocessione diretta del Cosenza in caso di sconfitta, sono state per i tifosi rossoblù ore di tensione e ansia non solo per chi noncurante delle norme sul distanziamento sociale si è riversato nei pressi dello stadio, ma anche per chi vive lontano dal “San Vito-Marulla” ed è spesso costretto a soffrire e tifare a distanza.

“Vorrei andar via da qui ma non resisto lontano da te” è una delle strofe di quello che è ormai l’inno del Cosenza Calcio. Tuttavia, spesso la realtà è diversa da una strofa musicale e c’è chi non resisterebbe lontano dal Cosenza, ma è costretto ad andare via dalla città brutia, per studio o per lavoro, a mille chilometri di distanza o più dai colori rossoblù. Ma, nonostante la distanza, resta intatta quella fede che nemmeno il tempo e il trascorrere degli anni potranno mai sbiadire, anzi per certi versi la rafforzano. 

Da tutta Italia: Milano e dal suo hinterland, Brescia, Torino, Bologna sono tanti i cosentini che nonostante la distanza non abbandonano il Cosenza fino a seguirlo in trasferta quando possibile.

E la partita del Cosenza per chi vive a mille chilometri di distanza non è solo la partita di calcio della squadra del cuore, ma è un momento di condivisione di una passione, un’occasione per incontrare volti amici, è un momento per abbracciare il sud, vivere emozioni e la serie B in questo dà un valore aggiunto. Basti pensare che il campionato di serie C è suddiviso in più gironi sulla base della collocazione geografica delle squadre e chi vive al nord è destinato ad assistere ai match della propria squadra in rare occasioni o con maggiori difficoltà.

La serie B quindi non è solo un palcoscenico importante da salvaguardare, ma riunisce i tifosi che vivono distanti dal “Marulla” con l’obiettivo comune di tifare per il Cosenza non solo dietro uno schermo, ma anche in uno stadio seppur non a casa.

È il caso di un gruppo di giovani e meno giovani partiti da Cosenza alla volta della Lombardia, da più o meno anni per ragioni lavorative o familiari, uniti dalla passione per il Cosenza, che sul finire del campionato 2018-2019, il primo tra i cadetti dopo 15 anni, hanno dato identità a un gruppo di tifo organizzato dal nome North Side WolvesMilano (Lupi del nord).

A bordo di un “nove posti” o in alcuni casi addirittura di bus raggiungono gli stadi del nord e centro-nord per seguire il Cosenza “nella gioia e nel dolore”. Peraltro, protagonisti non solo sulle gradinate ma anche attivi nel sociale, in particolare durante l’emergenza Covid-19, in cui hanno fornito un contributo fattivo ad un’associazione bresciana, guidata da un altro tifoso del Cosenza, che si è distinta nell’aiuto a famiglie in difficoltà sotto il profilo alimentare in una delle zone maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria.