Avvicinare le curve al campo è solo l’inizio: per far tornare i tifosi serve una svolta societaria, prezzi accessibili e una visione che tenga insieme innovazione e identità popolare
Tutti gli articoli di Cosenza Calcio
PHOTO
Il restyling del San Vito-Marulla segna una svolta concreta per la città di Cosenza e per la società del Cosenza Calcio: non si tratta semplicemente di rifare gradinate o sediolini, ma di mutare profondamente il rapporto tra tifosi, squadra e campo. Il progetto prevede, in primissimo piano (grazie ai 7 milioni del Cipess), l’avvicinamento delle due curve – la Nord “Catena” e la Sud “Bergamini” – al rettangolo di gioco, con una distanza prevista di poco più di 6 metri dal primo seggiolino al manto erboso.
Questo cambio di paradigma - ispirato agli stadi più moderni in Europa, dove il tifo diventa immersivo e la tribuna non è mero contenitore ma parte integrante dello spettacolo - trasforma il “Marulla” in un impianto multifunzionale, tecnologico e sicuro: un impianto omologato per il godimento di uno spettacolo a 360°, in perfetta comunione fra il pubblico e i protagonisti in campo. I nuovi settori delle curve saranno dotati di tutti i servizi nel portale sottotribuna (bar, infermerie, accessi per disabili) e avranno visibilità e coinvolgimento maggiori.
Caruso incalza: «Questo stadio andrà riempito: per farlo serve uno stravolgimento societario»
Il modello è chiaro: far sì che i calciatori percepiscano ancor più vicina la spinta del “dodicesimo uomo”. In questa prospettiva si inserisce l’auspicio del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, che durante la presentazione del concept a Palazzo dei Bruzi ha espresso il desiderio di una congiuntura favorevole tra il rinnovamento societario e la rinascita del tifo. «Con la realizzazione del nuovo “Marulla” – ha detto – potremo avere quella struttura che permetterà davvero di sentire il dodicesimo uomo in campo. Ma per far tornare i tifosi allo stadio serve uno stravolgimento societario, una pacificazione che ricucia la frattura tra la società e la piazza. La riqualificazione dello stadio e il progetto urbano che ne deriverà possono creare le condizioni per questo cambiamento, anche se resto convinto che l’attuale proprietà non venderà».
L’intervento sulle due curve – e la conseguente rimozione della storica pista di atletica - è, dunque, sintomatico di una volontà precisa: avvicinare la collettività popolare cosentina al rettangolo di gioco. La vecchia Curva Sud, inoltre, non verrà abbattuta ma trasformata in cavea per eventi, mantenendo un legame con la storia del club. L’idea è che il “Marulla” non ospiti solo partite, ma diventi un contenitore vivo, quotidiano, parte della città e non solo della domenica.
Tuttavia, è giusto qui esprimere una riflessione più profonda e critica e dunque evidenziare il rischio che l’ingresso allo stadio diventi appannaggio del “semplice tifoso consumatore”, più che del vero supporter identitario. Le nuove curve vicinissime al campo e gli impianti moderni richiedono investimenti e gestione: le infrastrutture, la sicurezza, i servizi - tutto ciò implica costi - e bisogna evitare che questo comporti l’incremento del prezzo del biglietto – inaccessibile per le famiglie comuni - e\o la trasformazione dello spettatore in semplice utente.
Qui entra in gioco la considerazione dei gruppi organizzati: un esponente della Curva Nord, intervenendo a Palazzo dei Bruzi, ha chiesto esplicitamente un ridimensionamento del settore ospiti (strutturalmente vicino alla curva nell’impianto) e incentivi economici per le famiglie che vogliono tornare allo stadio. In risposta, lo studio tecnico guidato dall’architetto Riccardo Cefarelli della società Gau Arena ha rassicurato sulla volontà di spostare gli ospiti «in un angolo» (498 posti a sedere) e distanziarli dalla Curva Nord.
Questo punto è cruciale: sì all’immersività e alla modernità, ma senza perdere l’anima popolare del tifo. Se lo stadio diventa esclusivamente un grande salotto con biglietti cari e spettatori passivi, il cambio architettonico rischia di annullarsi dal punto di vista identitario. Perché il tifo non vive solo di vicinanza fisica al campo, ma di agibilità economica, di comunità, di appartenenza.
Lo stadio della gente o per la gente? La sfida del nuovo Marulla
Da una parte, dunque, l’intervento fisico – curve, distanza minima, impianto compatto – avvicina Cosenza agli stadi europei che hanno fatto della compattezza e della multidisciplinarietà un modello. Dall’altra, però, la domanda aperta rimane: riuscirà Cosenza a coinvolgere davvero la tifoseria popolare o lo stadio diventerà un luogo per spettatori, non per tifosi? Qui si gioca la partita più delicata: se questo stadio sarà davvero della gente o solo per la gente che può permetterselo. Il tifo immersivo, silenzioso o cantato, merita di essere vissuto pienamente: a soli 6,50 m dal primo seggiolino al campo dovrebbe diventare un’esperienza e non un semplice consumo. Cosenza deve scommettere su questo equilibrio, perché uno stadio moderno senza tifo non è uno stadio vivo. Il concept architettonico può facilitare la rinascita del tifo, ma da solo non basta: servono politiche di accesso, prezzi equi, e una società che si ponga al servizio della comunità.

