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In gergo si chiamano “telefoni citofono”, e nella pratica consistono in un giro vorticoso di sim card usa e getta per dribblare le intercettazioni. È grazie a questo escamotage che alcuni fra i principali indagati della confederazione dei clan cosentini pensavano di poter discettare liberamente al telefono di droga, estorsioni e di tutto il cucuzzaro criminale, ma non avevano fatto i conti con gli investigatori che tenevano d’occhio ogni loro movimento, ogni singola conversazione.
I telefoni “citofono”
A utilizzare questo stratagemma erano per lo più il boss Francesco Patitucci e le persone a lui più vicine, Antonio Illuminato e, da un certo periodo in poi, anche Silvia Guido. Il metodo del “citofono” prevede che utilizzatori degli apparecchi comunichino solo ed esclusivamente fra loro. Nessuna telefonata a estranei, altrimenti il banco rischia di saltare. Il gruppo aveva nella propria disponibilità uno stock quasi illimitato di schede, intestate a persone ignare o addirittura defunte, e il sospetto è che a procacciarle sia stato Sasà Ariello, considerato l’uomo più tecnologico della compagnia.
Via le schede, ma non gli apparecchi
L’errore però è sempre dietro l’angolo, e la vecchia massima non fa eccezione alla regola neppure stavolta. Al cambio vorticoso di sim card, infatti, gli indagati cosentini avrebbero dovuto associare anche quello dei telefonini. E invece no, hanno comunicato sempre per il tramite degli stessi cellulari, probabilmente merce di qualità della quale non ci si disfa mai a cuor leggero, e proprio questa visione un po’ materiale è risultata a loro fatale.
Le intercettazioni non finiscono mai
Non a caso, malgrado il tourbillon di numeri di telefono, le forze dell’ordine hanno continuato a intercettarli come se nulla fosse, tracciando gli apparecchi attraverso i rispettivi codici Imei. Il clan se n’è accorto tardi, e solo da un certo periodo in poi ha cominciato a utilizzare microcellulari in luogo dei più costosi smartphone personali, sbarazzandosi poi di tutto il pacco, apparecchi inclusi. Ormai, però, era troppo tardi.