Non c'è nessun allarme e nessun nuovo caso di botulismo, la storia che stiamo per raccontarvi si è consumata negli stessi giorni in cui è scoppiato il focolaio a Diamante, ma la nuova testimonianza apre un nuovo scenario sulla vicenda che nel mese di agosto ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso per tre settimane.

Debora Malvito, 24 anni, originaria di San Sosti e residente a Scalea, è finita in ospedale due volte per i sintomi da botulismo, ma il suo caso non si annovera tra quelli del focolaio di Diamante. Nei giorni precedenti al ricovero non ha mai mangiato al food truck di Viale Galuco divenuto tristemente noto né avrebbe ingerito sott'oli.

In questo caso, che cosa è accaduto? C'erano altri alimenti contaminati nella Riviera dei Cedri? Dove si è sviluppata la tossina botulinica? Ad oggi, nonostante le indagini effettuate dagli incaricati, nessuno è in grado di rispondere a queste domande, ma la diagnosi di botulismo è stata accertata dagli esiti degli esami svolti dall'Istituto Superiore della Sanità.

Il post social

Debora Malvito ha deciso di rendere nota la vicenda con un post pubblicato sui social, che riportiamo integralmente.

«Martedì 12 Agosto 2025. Ore 03:33:00. Inizio a manifestare un'improvvisa secchezza delle fauci, accompagnata da un profondo formicolio lungo l'arto superiore sinistro e subitaneamente irrompe una monoplegia.

Seguono nausea, emesi, dissenteria simultaneamente alla costipazione. Protraggono dolori scheletrici, mialgia, emicrania con aura, vertigini, amigdalite, disartria, diplopia, visione annebbiata, ipoacusia, oblio, tremore, dispnea, piressia a 40⁰C.

Mi affretto a cercare supporto nel mio residence, nel mio parco a Scalea. Mi prostro sulla gradinata spossata, sincope. Un'ambulanza è lì per me, pronta ad intervenire per trasportarmi presso l'Ospedale Civile di Praia A Mare.

In seguito ad un accertamento medico dei professionisti sanitari Cubani, mi comunicano un sospetta intossicazione alimentare da Clostridium Botulinum.

L'ambulanza mi trasferisce prontamente presso l'Azienda Ospedaliera di Cosenza. L'attesa sembra essere interminabile, dipoi vengo ospedalizzata presso il reparto di Malattie Infettive e Tropicali. I criteri sono nella norma, impeccabili per una ragazza della mia età, per una ragazza che ha 23 anni e confida nel buon Dio, di compierne presto 24.

Io non sono parte del focolaio dell'intossicazione alimentare a Diamante. Io non ho motivo per avere un sospetto da Clostridium Botulinum.

Come indicato dalla ricerca, dalla sperimentazione, dal controllo, dalla consulenza, dalla documentazione e dalla formazione per la salute pubblica, la mia coprocoltura viene repentinamente trasmessa all'Istituto Nazionale Superiore della Sanità di Roma che conferma la mia positività all'intossicazione alimentare al Clostridium Botulinum.

Non so chi, che, cosa, dove, come, quando, ma sta accadendo anche a me.

La guarigione è lunga, lenta, paziente, ma sto sconfiggendo questa letale intossicazione alimentare, sto vincendo contro il veleno più potente che esista.

Sono nata il Venerdì 17 Agosto 2001 e chi nasce di Venerdì 17 ha il Diavolo per compare, o Dio che guarda da vicino. Per chi nasce di Venerdì 17, ogni maleficio è inefficace e io, sono una Venerina.

Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine verso la professionalità e l'umanità dimostrate nel corso del mio trattamento ai professionisti sanitari Cubani dell'Ospedale Civile di Praia A Mare.

La loro dedizione non solo alla mia salute fisica ma anche al mio benessere emotivo, ha lasciato un'impronta indelebile nella mia vita.

Grazie infinitamente di essere stati un vero punto di luce in uno dei momenti più difficili della mia vita.

Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine verso l'Azienda Ospedaliera di Cosenza per non essersi arresi alle ricerche dei miei risultati.

Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine verso l'Istituto Superiore Nazionale della Sanità di Roma per aver individuato istantaneamente l'intossicazione alimentare da Clostridium Botulinum e di avermi permesso tutte le cure necessarie per guarire.

Dal Cielo mio nonno materno e chi è più caro a me mi ha protetta, concedendomi la fortuna più bella che possa esistere: il dono della vita.

Grazie Ospedale Civile di Praia A Mare Grazie Azienda Ospedaliera di Cosenza. Grazie Istituto Nazionale Superiore della Sanità di Roma. Grazie Calabria.

Affinché tutti, tutte possano conoscere i rischi e le prevenzioni dell'intossicazione alimentare da Clostridium Botulinum. Affinché possa non accadere mai più».

Che cosa è accaduto?

La nostra redazione ha contattato la giovane per fare luce sulla vicenda e ricostruirla nel dettaglio.

Dopo le cure dei medici di Praia a Mare, che la trasferiscono all'Annunziata di Cosenza per sospetta intossicazione da botulino, Debora rimane ricoverata per sette giorni nel reparto di Malattie Infettive e Tropicali, e non in Rianimazione, anche perché le sue condizioni, seppur gravi, non richiedono la somministrazione del siero antibotulinico, ma una cura a base di antibiotico e antinfiammatori.

Una volta dimessa, gli incaricati Asp la invitano a ricordare tutto ciò che ha mangiato nei giorni che hanno preceduto il ricovera. La paziente riferisce di aver mangiato un panino al kebab con maionese e patatine e una pizzetta marinara, in altre località della Riviera dei Cedri e non a Diamante, ma nessuna delle persone che ha condiviso il pasto con lei ha avuto sintomi da botulismo. Nessuna. Lei è l'unica a stare male. E non ricorda di aver ingerito altri alimenti sospetti. La giovane, che ha studiato all'istituto alberghiero, segue un'alimentazione sana e per via del lavoro ingerisce cibo controllato e che rispecchia tutte le norme di sicurezza. Anche l'Asp fatica a risalire all'alimento contaminato, nonostante le indagini serrate. Ma sulla diagnosi da botulismo non ci sono dubbi.

Due settimane dopo le dimissioni dall'ospedale, Debora torna in pronto soccorso perché i sintomi persistono: spasmi muscolari, febbricola, diplopia, problemi all'udito. Nei primi giorni di settembre effettua una visita oculistica complessa all'ospedale Mariano Santo e si mette in contatto con altri ragazzi intossicati dal botulino, con cui condivide molti dei sintomi. I medici la rassicurano: i malesseri spariranno nell'arco di qualche mese senza lasciare traccia. Ma ora che sta meglio, nonostante gli strascichi fisici e psicologici, Debora ha deciso di raccontare la sua vicenda per mettere in guardia sui rischi di un'intossicazione da Clostridium Botulinum e inviare tutti a non abbassare mai la guardia sulla sicurezza alimentare.