L’avvocatura cosentina è al centro di una nuova controversia: alcuni consiglieri dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza hanno reso noto il loro dissenso riguardo alle dimissioni della presidente Ornella Nucci, evidenziando criticità nella gestione della successione alla guida dell’ente. In data 26 febbraio 2025, ai consiglieri è stata notificata la convocazione del Consiglio per lunedì 3 marzo, con all’ordine del giorno due punti fondamentali: dimissioni della presidente; elezione del nuovo presidente.

    Nella comunicazione ufficiale, la presidente Nucci ha allegato una nota in cui motiva la decisione: «Come avevo già preannunciato, la contemporaneità di un impegno professionale non mi consente di svolgere il mio mandato di presidente (…) ho sempre inteso questa presidenza come servizio e la professione come dovere. Nel momento in cui i due impegni non sono conciliabili, reputo che debba essere il servizio a cedere il passo al dovere».

    Tuttavia, i consiglieri Vittorio Gallucci, Lucio Chimento, Rodolfo Folliero, Angela Forte, Emilio Greco, Franco Locco, Federico Montalto, Gabriella Reda, Tommaso Simari e Martina Vetere contestano apertamente questa motivazione, ritenendola pretestuosa e legata a un accordo post-elettorale che sarebbe contrario alla normativa vigente.

    Le accuse dei consiglieri: «Dimissioni strumentali, accordo illegittimo»

    I consiglieri firmatari del comunicato richiamano un episodio precedente risalente al febbraio 2023, all’indomani delle elezioni per il rinnovo delle cariche istituzionali. Secondo la loro ricostruzione, la presidente Nucci, eletta come unico consigliere della propria lista, e l’avvocato Claudio De Luca, leader della lista che ha ottenuto dieci seggi, avrebbero pubblicato una nota stampa in cui dichiaravano di aver raggiunto un accordo per una compartecipazione gestionale del Consiglio dell’Ordine. L’intesa prevedeva un avvicendamento alla presidenza nel corso del quadriennio 2023-2026, iniziando con Nucci.

    Secondo i consiglieri firmatari del comunicato, tale accordo sarebbe lesivo del prestigio e della credibilità del Consiglio, nonché vietato dalla normativa ordinistica. A seguito di questa presunta irregolarità, venne presentato un esposto al Consiglio Nazionale Forense (CNF), che avviò un’istruttoria. Tuttavia, il procedimento si concluse con un non luogo a provvedere, in quanto la presidente Nucci negò l’esistenza di un accordo di staffetta o di cariche a tempo.

    Oggi, però, i consiglieri denunciano il carattere strumentale delle dimissioni della presidente, ritenendole in linea con quell’accordo e quindi non giustificabili con motivi professionali. La contestazione è ancora più marcata perché la presidente, pur rinunciando alla carica, non si dimetterà dal ruolo di consigliere, mantenendo quindi inalterati i numeri della maggioranza.

    Dubbi sull’incompatibilità e possibili violazioni deontologiche

    I firmatari del comunicato mettono in discussione la motivazione dell’incompatibilità tra la presidenza dell’Ordine e l’attività professionale della presidente. In particolare, citano una missiva del 9 gennaio 2025 nella quale Nucci affermava: «Un gravoso ed esaltante impegno lavorativo mi porta spesso a Milano dove assisto un cliente dinanzi al collegio penale (…) La mia unica azione sarà garantire al mio assistito la più diligente delle difese, che allo stato non appare conciliabile con il totalizzante impegno della presidenza».

    Inoltre, è stata sollevata la questione del dovere di verità (art. 71 del Codice Deontologico Forense), che, secondo i firmatari, sarebbe stato violato nei confronti del CNF, al quale era stato negato l’accordo di spartizione delle cariche. Viene richiamato anche l’art. 69, che impone a chi ricopre cariche istituzionali forensi di mantenere indipendenza e lealtà.

    Il ruolo del vicepresidente e le ripercussioni sul Consiglio

    I consiglieri contestano il mancato coinvolgimento del vicepresidente dell’Ordine, figura istituita proprio per garantire la continuità amministrativa in caso di momentanee assenze del presidente. La scelta di dimettersi senza cedere la guida temporaneamente al vicepresidente viene vista come un ulteriore segnale della strumentalità delle dimissioni.

    Inoltre, la permanenza della presidente come consigliere potrebbe rendere difficile il funzionamento del Consiglio. Secondo i firmatari del comunicato, la maggioranza attuale di undici consiglieri potrebbe perdere il numero legale necessario per deliberare, portando l’Ordine in una situazione di stallo.

    Esposto al CNF e al Ministero della Giustizia

    Per queste ragioni, in data 27 febbraio 2025, i dieci consiglieri hanno inoltrato un esposto formale al Consiglio Nazionale Forense e al Ministero della Giustizia affinché venga valutata la sussistenza di possibili e gravi violazioni deontologiche e si esercitino poteri di sorveglianza e ispezione.

    L’importanza del rispetto delle regole nella professione forense

    I consiglieri concludono il loro comunicato ribadendo l’importanza del rispetto dei principi cardine della professione forense. «L’Avvocatura è soggetto partecipe indispensabile della giurisdizione, in quanto deputato in via esclusiva e specifica alla tutela degli interessi individuali e collettivi attraverso l’obbligo di correttezza dei comportamenti» (art. 1 Legge Professionale Forense).

    Infine, sottolineano che probità, dignità, lealtà e decoro non sono solo formalità pronunciate al giuramento professionale, ma requisiti imprescindibili per garantire l’autonomia e l’indipendenza della categoria forense.