Dopo un decennio di processo, la Corte di Cassazione ha posto definitivamente fine alla lunga vicenda giudiziaria che ha coinvolto Luca Mannarino, già presidente di Fincalabra. Il 9 luglio 2025, la Suprema Corte ha confermato l’assoluzione con la formula piena: “perché il fatto non sussiste”.

La decisione giunge dopo che il Tribunale di Catanzaro aveva già assolto Mannarino in primo grado, rigettando ogni tesi accusatoria sostenuta dalla Procura. Tuttavia, la sentenza era stata impugnata dalla sola PM, dott.ssa Viscomi, che aveva presentato ricorso in Cassazione. Un ricorso che, però, è stato respinto in maniera netta dalla Corte, la quale ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, sancendo che i fatti contestati non si sono mai verificati.

Cosa significa “il fatto non sussiste”

In termini giuridici, la formula “il fatto non sussiste” è la più ampia e liberatoria tra le pronunce assolutorie. Essa indica che il comportamento contestato all’imputato non solo non costituisce reato, ma non si è proprio verificato nella realtà. Non si tratta quindi di un errore formale o di mancanza di prove, ma di una vera e propria inesistenza del fatto oggetto dell’accusa. In questo caso, la Cassazione ha affermato esplicitamente che quanto imputato a Mannarino non è mai accaduto.

Dieci anni di sofferenze e ingiustizie

Nel corso di questi dieci anni, Mannarino ha dovuto affrontare gravi conseguenze personali e professionali, tra cui il sequestro di beni e conti correnti, ora restituiti. La vicenda giudiziaria ha avuto inizio da accuse rivelatesi infondate, originate – secondo quanto riportato – da ambienti politici ostili legati all’allora presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. “Avete distrutto la carriera di una persona”, ha commentato amaramente una fonte vicina all’ex presidente di Fincalabra, “per dieci anni ha dovuto sopportare di tutto per un fatto che non è mai esistito”.

Le parole di Mannarino

Contattato telefonicamente, Luca Mannarino ha dichiarato: “Credo ancora, nonostante tutto, fermamente nelle istituzioni, nello Stato di diritto e nell’osservanza del principio di legalità da parte dei poteri dello Stato, in primis nella sottoposizione della magistratura solo alla legge. Auspico che la riforma della magistratura mediante la divisione delle carriere possa contribuire sempre di più all’attuazione del principio del giusto processo, che vede la parità tra l’accusa e la difesa dinanzi al giudice terzo ed imparziale. Ringrazio chi ha creduto sempre nella mia innocenza e nella bontà della mia azione a capo di Fincalabra, tesa unicamente a risolvere problemi che altri prima di me avevano causato”.

Ha poi aggiunto: “Il sacrificio fatto non è stato invano. Leggendo la relazione al bilancio dell’anno 2014, da me redatta unitamente allo staff della società, si può facilmente capire come la Fincalabra di oggi è il frutto di quelle intuizioni”.