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L’inchiesta sulla banda dei cavalli di ritorno che imperversava a Cosenza e nell’hinterland fa registrare un sussulto, con altre tre misure cautelari che si aggiungono alle sei emesse lo scorso 17 ottobre. In realtà la Procura ne aveva sollecitate il doppio, ma il via libera del gip Letizia Benigno è arrivato solo su metà di esse. Si tratta di due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria (Luigi Sessa e Francesco Franco) e di un obbligo di dimora a Cosenza (Luca Abbruzzese). A differenza delle altre misure, queste arrivano all’esito degli interrogatori preventivi degli indagati, procedura che rappresenta la novità più significativa della cosiddetta riforma Nordio.
Il furto in via Panebianco
Il coinvolgimento di Abbruzzese è relativo solo al tentato furto di una motocicletta consumato il 10 giugno del 2023 in via Panebianco. Quella sera, però, l’impresa fallisce perché la due ruote, caricata nel cofano di un’auto, cade rovinosamente sull’asfalto dopo soli duecento metri. Nei filmati a disposizione di carabinieri della Compagnia di Cosenza, si vedono alcuni componenti della banda, a bordo di una Fiat Punto che fa da “staffetta”, mentre tentano di sistemare nuovamente il mezzo nel bagagliaio, senza però riuscirci. Alcuni giorni dopo, la stessa Fiat Punto viene fermata per un controllo e alla guida c’è proprio Luca Abbruzzese, simile per corporatura a uno dei ladri del 10 giugno. Da qui, il sospetto, condiviso dal giudice, di trovarsi davanti alla stessa persona.
Autocarri trafugati
Il ruolo di Francesco Franco, invece, sarebbe stato quello di mettere un uliveto di sua proprietà, in quel di Altomonte, a disposizione dei ladri per impiegarlo come parcheggio dei veicoli rubati. Lo avrebbe fatto almeno in due circostanze, per custodire altrettanti autocarri trafugati nel centro di Cosenza. Da alcune intercettazioni, emerge il sospetto che il suo compenso ammontasse a cento euro per veicolo. Gli investigatori ritengono che la banda abbia poi rinunciato ai suoi servigi a seguito del rinvenimento di un automezzo rubato da parte dei carabinieri proprio nel terreno di Franco, circostanza che ha indotto il gruppo criminale a ritenere “bruciato” quel nascondiglio.
Perdere l’America
L’ultima posizione in ballo riguarda Sessa che risponde di due episodi di ricettazione. In entrambi i casi, infatti, l’uomo avrebbe nascosto all’interno di un terreno di sua proprietà una Fiat Qubo e un Ducato rubati in precedenza a Cosenza. I carabinieri erano arrivati a lui seguendo le tracce di un terzo automezzo, anch’esso trafugato e trovato poi vicino all’abitazione sanlucidana di Sessa. A seguito di tale evento, i membri della banda commentano l’accaduto e manifestano il timore che lo stesso Sessa parli con i carabinieri – cosa che poi non si verificherà – facendoli «arrestare tutti». Gli stessi, inoltre, esprimono rammarico per aver perso «un’America» perché, a loro dire, il soggetto in questione, di auto «se ne prendeva quante ne volevi».