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Chissà perché, tra i mille ricordi che mi affollano la mente in questi momenti di Gianni, mi viene forte l’immagine di lui, della moglie e del piccolissimo Gianluca sulla spiaggia di Sant’Andrea Apostolo sullo Jonio. Un luogo del cuore suo e mio. Ci vedevamo quando lui era più libero e quindi nella stagione “morta”, verso fine giugno o inizi luglio. Uno spettacolo vederlo allenare Gianluca e io che cercavo di stargli appresso, felice come una Pasqua, diventavo un bambino per quello che era e resta un mito, il simbolo del Cosenza, di un Cosenza, di un grande Cosenza, di un epico Cosenza.
Ciao mister
Ti ho voluto bene, ti abbiamo voluto bene per tutto quello che sei stato e che ci hai dato. Per la verve, la tua simpatia, il tuo calore umano, la tua passione, la tua sincerità portata fino a tutto. Il tuo nome è indissolubilmente legato alla storia di Cosenza e del Cosenza, anche ora che molti ti ricordano su altre panchine e altri luoghi. Perché tu sei stato il protagonista della storica promozione in serie B dei Lupi della stagione 1987/88. Tu in panchina e un bel gruppo di giocatori. C’erano Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, il povero Bergamini, De Rosa, Lucchetti, Urban, Padovano, Fantini, Montrone, Maniero, Del Nero.
Tornammo in B dopo ben 24 anni. E fu un tripudio. Una festa indimenticabile. Te la ricordi Gianluca? Poi dopo due anni una salvezza sofferta. Ma il ricordo era quello sempre e il tuo legame con Cosenza e il Cosenza sempre forte, nonostante tu sia stato tra i primi ad accorgersi della classe cristallina di Diego Armando Maradona in Argentina. E tra te e lui nacque un legame profondo. Profondo e lungo come per i colori rossoblù, per i quali fino all’ultimo hai detto la tua senza peli sulla lingua. Ma tu ne avevi per tutti e da lassù ora salutaci Diego. Ma anche Denis.