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Il contesto in cui è maturato l’omicidio di Salvatore Di Cicco è pressoché identico a quello attuale. Ci sono forti legami – dicono gli investigatori – tra la ‘ndrangheta operante nella Piana di Sibari e quella storicamente radicata in provincia di Crotone. Cirò, per intenderci, in questo caso. Definita la “Mamma“, il Crimine e punto di riferimento degli “zingari” e degli italiani jonici, tutti legati da vincoli associativi che negli ultimi 23 anni hanno fortemente condizionato il territorio cosentino. Tanti i casi di “lupara bianca“, vedi quello di Salvatore Di Cicco e Andrea Sacchetti, ma ce ne sono anche altri, su cui la Dda di Catanzaro indaga soprattutto dopo la recente collaborazione di Ciro Nigro, “braccio armato” dell’ex boss di Rossano Nicola Acri.
Nell’ordinanza del gip distrettuale Sara Merlini vengono descritti anche gli ultimi istanti di vita di Salvatore Di Cicco, eliminato senza alcuna pietà dagli “zingari” jonici cosentini e dai cirotani, soltanto perché i due clan avevano il sospetto che fosse un “confidente delle forze dell’ordine“. Di Cicco, secondo quanto risulta agli atti d’indagine, sparì il 1 settembre 2001. La denuncia di scomparsa arrivò però il giorno seguente, quando la moglie della vittima si recò al comando dei carabinieri di Sibari scalo per riferire che il marito non aveva fatto ritorno a casa. Quel giorno si allontanò con una Renault Cherokee di colore grigio.
La donna raccontò di aver sentito il compagno prima telefonicamente e di averlo incontrato in località “Lattughelle“, nei pressi del ponte della ferrovia, prelevando due cd musicali «che a suo dire avrebbe poi ascoltato nell’impianto radio del fuoristrada» annota il gip, che aggiunge: «Nella circostanza, la donna chiedeva al marito dove si stesse recando e questi, dopo averle risposto “devo andare verso giù”, ripartiva con il fuori strada in direzione della Ss 106 bis», proseguendo poi verso Corigliano Calabro.
Non facendosi vivo, la moglie di Salvatore Di Cicco iniziò a preoccuparsi. L’uomo infatti aveva l’abitudine – dirà poi la signora ai carabinieri – di comunicare solitamente tutti i suoi movimenti. Insieme ad altri congiunti, la moglie della vittima decise quindi di perlustrare il territorio, transitando da Calopezzati. Qui notarono che all’interno dell’area di servizio “Tamoil“, situata sulla Statale 106 Jonica, era parcheggiato il fuoristrada a bordo del quale il coniuge si allontanò. Poi è storia recente, come illustrato dal pentito Ciro Nigro. Una dinamica sulla quale ritorneremo.