Il magistrato dal palco di Corigliano Rossano interviene sulla sentenza del maxiprocesso: «Io ho visto le prove ma oggi lavoro a Napoli, la Procura di Catanzaro può decidere se presentare appello». Poi la stilettata al viceministro Sisto: «Perché non promuove nei miei confronti un procedimento disciplinare? Il coraggio o ce l’hai o non ce l’hai»
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«Carlo Nordio sarebbe stato un ottimo ministro della cultura». Ha scelto la strada dell'ironia il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, per rispondere alle osservazioni e alle critiche ricevute anche da eminenti esponenti del governo per la scelta di accettare la conduzione una trasmissione televisiva su La7. «Nordio - ha dichiarato a Corigliano Rossano nell'ambito dell'incontro organizzato da Pasquale Tridico - è un uomo di cultura capace di parlare per tre giorni di Napoleone Bonaparte oppure potrebbe parlare per una settima di Churchill. Nordio è un pozzo di scienza, un grande ministro della cultura poteva essere».
Molto più piccate sono state invece le parole rivolte dal magistrato al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto che aveva commentato la scelta di Gratteri con queste parole: «Oggi, lui che ricopre un ruolo importante in una Procura importante, presenterà una trasmissione. Credo che questo, se l’italiano avrà la pazienza di comprendere, darà l’idea di come la riforma sia assolutamente necessaria». Gratteri, sollecitato dalle pungenti domande della giornalista Antonella Grippo, come da consuetudine, non ha fatto ricorso a giri di parole. «Inizialmente - ha ricostruito Gratteri - chi mi ha attaccato ha avuto paura di pronunciare il mio nome. Io la paura l'ho superata nel 1989, ho spalle larghe e nervi d'acciaio e non faccio mai falli di reazione, quindi le provocazioni non le accolgo. Però a Sisto ho voluto rispondere. Rientra nei poteri del viceministro la facoltà di inviare ispezioni. Faccia un'ispezione su di me e vediamo quello che emerge. Se il viceministro ritiene che io abbia fatto perdere l'onore e il prestigio della magistratura mi faccia un disciplinare. Perché non lo fa? Il coraggio non si vende al supermercato. O ce l'hai o non ce l'hai» - ha chiosato l'ex procuratore di Catanzaro oggi alla guida della procura di Napoli.
Il programma si chiamerà “Lezioni di mafia”. «Non prenderò alcun compenso per queste quattro puntate che andranno in onda, e che mi sono state proposte dal giornalista Di Giannantonio e da Antonio Nicaso. Registreremo da un’aula di Roma Tre con domande degli studenti senza essere preparate prima, e faremo vedere dei filmati che abbiamo girato in giro per il mondo».
Gratteri ha inoltre commentato la sentenza del processo Reset che ha assolto il livello politico, l'ex sindaco e l'ex assessore di Rende, alla stregua di quanto già accaduto sia nell’ambito dell’inchiesta Passepartout sia per Lande desolate. «Il procuratore generale di Catanzaro leggerà le motivazioni – ha detto Gratteri – e si regolerà di conseguenza». Tuttavia, Grippo ha cercato di andare più affondo in merito alla discrasia che spesso si evidenzia tra magistratura inquirente e giudicante. «Quando c'è una discrasia così forte tra l'ipotesi accusatoria e il procedimento giurisdizionale, quando la magistratura giudicante delegittima sostanzialmente l'impianto accusatorio, lo rende tenue, lo smentisce - ha osservato Grippo - il cittadino ne esce disorientato. Quali sono le cause? Perché c'è questa discordanza, forse perché le indagini erano fatte male? E' la magistrature inquirente che ha delle falle e spesso si esercita nella pesca a strascico o la magistratura giudicante che legge a suo modo le carte oppure c'è una lotta tribale interna alla magistratura per la quale qualcuno delegittima l'altro? Me la commenta la sentenza Reset? » - ha chiesto Grippo a Gratteri.
Il procuratore ha replicato con un secco no per poi spiegare che «ho letto le carte dell'indagine Reset e all'epoca dei fatti - ha detto - ho messo il visto sulla richiesta di custodia cautelare che ho ritenuto fondata perché ho visto dei video di gente che dava soldi a pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, ho sentito con le mie orecchie intercettazioni nelle quali si parlava di reati gravi, ho visto video di cessioni di droga, ho visto prove. Per questo motivo io ho firmato per questa ragione e sono corresponsabile di quella inchiesta che ho sostenuto e che sostengo. Io oggi sono a Napoli, i magistrati della procura di Catanzaro dopo aver letto la sentenza possono decidere cosa fare e se presentare appello».