Il Tribunale collegiale di Castrovillari, presieduto dalla giudice Annamaria Grimaldi, ha emesso la sentenza nel procedimento ordinario scaturito dall’operazione antimafia “Kossa”, coordinata dal pm Alessandro Riello, in servizio presso la Dda di Catanzaro.

Alessandro Arcidiacono è stato condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma è stato assolto da un altro reato perché «il fatto non sussiste». Arcidiacono è stato condannato a 7 anni di reclusione, con riconoscimento delle attenuanti generiche e della continuazione, e con la riqualificazione di uno dei reati (capo 12) nella forma tentata. Il capo 29 bis è stato assorbito nel capo 14.

Per Francesca Intrieri, originaria della Sibaritide, è invece arrivata l’assoluzione dal reato di associazione mafiosa, mentre è stata condannata per un altro reato continuato relativo alla truffa. La pena inflitta è di un anno e dieci mesi di reclusione, oltre a una multa di mille euro. Il tribunale di Castrovillari le ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel casellario giudiziale. Entrambi gli imputati sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali.

Sentenza Kossa, le origini dell’inchiesta

Il processo Kossa – ritenuto l’anticamera investigativa di inchieste più vaste come “Athena” – si è basato in parte sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luca Talarico. Quest’ultimo, originario di Spezzano Albanese, ha riferito di aver agito come prestanome della cosca Forastefano, intestandosi un’azienda agricola su indicazione, tra gli altri, di Arcidiacono.

Secondo Talarico, quest’ultimo sarebbe stato “l’ispiratore” del contratto di affitto stipulato con la sua azienda nel febbraio 2018. L’imputato, all’epoca assunto come ragioniere, avrebbe avuto piena autonomia nella gestione dell’attività, operando «esclusivamente negli interessi della famiglia Forastefano».

Francesca Intrieri è difesa dall’avvocato Cristian Cristiano, mentre Alessandro Arcidiacono è assistito dagli avvocati De Nicolò e Furfaro. Il collegio difensivo annuncia ricorso in appello dopo la lettura delle motivazioni della sentenza.