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Se fossimo in ambito calcistico diremmo che la partita tra accusa e difesa nel processo “Overture” si è conclusa sostanzialmente in parità. Il tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, ha ridimensionato l’entità delle pene ma ha confermato l’impostazione accusatoria, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche prevalenti alle contestate aggravanti. Questo ha determinato una notevole riduzione delle condanne. L’associazione dedita al narcotraffico era aggravata dall’uso delle armi. Per i giudici questo aspetto è secondario rispetto al primo elemento probatorio.
L’istruttoria dibattimentale, almeno per i giudici di merito di primo grado, ha fatto emergere il ruolo di Alfonsino Falbo a capo di un gruppo di narcotrafficanti e relativi pusher che avrebbero agito tra Cosenza e Rende per spacciare droga. Insieme a Falbo, sono stati condannati per il medesimo reato Massimo Imbrogno, Riccardo Gaglianese, Vincenzo Laurato, Gaetano Bartone e tanti altri, come Giuseppina Carbone, alla quale è stata riconosciuta la continuazione con il reato commesso nel 2018. Poteva arrivare una sentenza più dura del previsto ma il collegio giudicante ha seguito un’altra strada rispetto alle richieste della Dda di Catanzaro.
Le tentate estorsioni e le assoluzioni
L’altro capitolo processuale riguardava le sospette tentate estorsioni mafiose contestate a Gianfranco Sganga e ad altri imputati. Anche in questo caso, il tribunale di Cosenza ha abbassato di tanto le pene rispetto alle pesanti richieste invocate dal pubblico ministero Corrado Cubellotti. Le condanne sono arrivate, tra le altre, per una presunta tentata estorsione ai danni di una ditta che lavorava all’ospedale di Cosenza e per l’aggressione ai danni di un uomo di Castrovillari, già componente dell’associazione di Mutuo Soccorso “Cesare Pozzo”. Ma per avere il quadro definitivo della sentenza sarà necessario leggere nel dettaglio il dispositivo e attendere ovviamente le motivazioni del tribunale di Cosenza che saranno depositate nei prossimi mesi.
Da segnalare infine le assoluzioni di William Castiglia (difeso dall’avvocato Carlo Monaco) e Silvio Donato, meglio conosciuto come “Zio Silvio“, proprietario e titolare del ristorante situato a Camigliatello Silano, difeso dagli avvocati Paolo Pisani e Natasha Gardi.