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«Leggiamo per il secondo giorno di fila su fonti di stampa che i lavoratori nella giornata di ieri e in quella odierna hanno posto in essere una manifestazione di protesta non programmata davanti ai cancelli dell’Azienda bloccando il regolare svolgimento del servizio pubblico, poiché lamentano una “… politica aziendale priva di prospettive ed obiettivi che sta conducendo l’azienda verso il fallimento” e la “mancanza di un piano industriale in grado di rilanciare e garantire il futuro dell’azienda di trasporto pubblico locale”. Tali affermazioni sono inaccettabili!» così Amaco in una nota cerca di chiarire la propria posizione in merito alla protesta che sta paralizzando il trasporto pubblico a Cosenza.
«Ricordiamo a tutti che l’attuale gestione di Amaco Spa (subentrata a dicembre 2022) ha trovato un’azienda sulla quale gravava un’istanza di fallimento da parte della Procura della Repubblica di Cosenza ed in pochissimo tempo, dopo averne messo in sicurezza le sorti giudiziarie, ha elaborato un Piano di Concordato che ha superato il vaglio di tutti i gradi previsti dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa ed è, ora, in attesa che il Tribunale si pronunci sull’Omologa del concordato proposto.
Dal 3 dicembre 2022 – continua l’azienda – ha onorato tutti gli impegni finanziari assunti, garantendo il pagamento di tutti gli stipendi e riconoscendo ai lavoratori i diritti di cui al contratto integrativo sospeso unilateralmente a luglio del 2022 pervenendo, contestualmente, alla definizione e sottoscrizione di un nuovo contratto integrativo di II livello particolarmente vantaggioso per i lavoratori.
Si rigettano, quindi, le affermazioni riportate nell’articolo di stampa poiché la ragione delle difficoltà attuali di Amaco andrebbe, invece, ricercata nelle azioni poste in essere da taluni per rallentare l’attuazione delle strategie aziendali di economicità ed efficientamento: attività di ostruzionismo all’attuazione del piano di esercizio; aumento smisurato del numero di mancate prestazioni che obbliga l’Azienda all’utilizzo del lavoro straordinario con evidenti aggravi di spesa; mancata indicazione dei rappresentanti sindacali del Consiglio di Disciplina il cui ritardo comporta l’impossibilità di esplicazione del potere disciplinare dell’Azienda; voto sfavorevole al Concordato da parte di 1/3 dei dipendenti; ricorsi e/o contestazioni alle decisioni imprenditoriali sulla riorganizzazione interna.
In ultimo è in essere il tentativo di far gravare sull’Amaco, l’improvvida gestione della vicenda che riguarda i due ex dipendenti per i quali il contratto di lavoro a tempo determinato è scaduto lo scorso 21 settembre 2023. Nel merito della questione, ad oggi la sola Azienda ha dichiarato la propria disponibilità ad individuare tutte le soluzioni che siano compatibili con le esigenze di coerenza giuridica ed economica cui la società è assoggettata, non senza valutarne gli impatti sul concordato e sul futuro aziendale. Evidentemente non tutti hanno a cuore le sorti di Amaco».