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Anche per Pietro De Mari, detto Coccobill, cade l’accusa di narcotraffico. L’indagato è coinvolto nell’inchiesta Recovery e il Riesame di Catanzaro, ha accolto parzialmente il ricorso presentato dagli avvocati Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi. I giudici infatti hanno annullato il capo 1 ma hanno confermato la misura cautelare per un reato fine.
La parte messa in discussione dagli avvocati difensori riguarda la presunta partecipazione di Pietro De Mari al sospetto sodalizio finalizzato al traffico di stupefacenti. Secondo la Dda Pietro De Mari avrebbe assunto il ruolo di partecipe del gruppo riconducibile a Gianfranco Sganga, fornendo «un contributo indispensabile all’attuazione del programma criminoso di narcotraffico, consentendo i contatti e la veicolazione di messaggi ai vari componenti del gruppo, occupandosi del trasporto, della custodia e della commercializzazione dello stupefacente, in diretta esecuzione e per conto del gruppo diretto da Gianfranco Sganga». Gli avvocati, tuttavia, hanno evidenziato l’assenza di elementi specifici riguardo all’accusa più grave formulata dai magistrati nella nuova inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina. De Mari comunque rimane in carcere per il capo 394, ovvero una presunta detenzione ai fini spaccio di hashish.