La Cassazione ha confermato il riconoscimento della continuazione per Mario Trinni, rigettando il ricorso presentato dalla Procura di Cosenza. Il ricorso sollevava dubbi sulla corretta applicazione della continuazione, ma la Corte ha sostenuto che la decisione del Tribunale di Cosenza fosse conforme alla normativa, in particolare per quanto riguarda l’omogeneità delle violazioni e la contiguità temporale dei reati commessi da Trinni.

Il caso di Mario Trinni

Il Tribunale di Cosenza, il 26 aprile 2024, ha accolto l’istanza di Trinni, che aveva chiesto l’applicazione della continuazione in relazione a tre condanne, tutte relative a violazioni della misura di prevenzione. La Corte ha rideterminato la pena complessiva a nove mesi di arresto, considerando le modalità e la tempistica ravvicinata dei reati.

La posizione della Procura di Cosenza

La Procura di Cosenza ha presentato ricorso sostenendo che non ci fosse sufficiente prova per stabilire un “disegno criminoso unitario” tra i vari reati. Secondo l’accusa, i crimini non erano stati pianificati congiuntamente, ma si trattava di atti estemporanei e separati.

La decisione della Cassazione

La Cassazione ha respinto il ricorso della Procura, confermando che la continuazione tra i reati fosse legittima. Ha ribadito che non è necessario dimostrare che i reati fossero stati programmati sin dall’inizio come parte di un unico piano criminoso. È sufficiente che ci sia un legame tra le condotte, come l’omogeneità dei reati, la vicinanza temporale e la violazione della stessa misura di prevenzione.

La Corte ha sottolineato che, in questo caso, la condotta di Trinni presentava legami evidenti tra i fatti, nonostante alcuni fossero stati commessi con un intervallo di tempo di due anni. Pertanto, la rideterminazione della pena e il riconoscimento della continuazione sono stati giudicati corretti.