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Assopiscine, l’associazione italiana che rappresenta i professionisti del settore, ha espresso profondo cordoglio per la morte di Simona Vanessa Szilagyi, la bambina di otto anni annegata nella piscina del Parco acquatico “Santa Chiara” di Rende. Una tragedia che, secondo il presidente Ferruccio Alessandria, «non può più essere considerata un fatto isolato», ma richiede un intervento normativo urgente.
«Di fronte a episodi del genere – ha dichiarato Alessandria – non possiamo limitarci a esprimere dolore. Serve una legge nazionale che imponga standard minimi di sicurezza per tutte le piscine, pubbliche e private. In Francia, normative mirate hanno ridotto drasticamente il numero degli incidenti. Anche l’Italia deve fare un passo avanti».
L’associazione evidenzia come, anche in impianti privi di criticità strutturali, la mancanza di cultura della prevenzione e di educazione all’acquaticità possa risultare fatale. Per questo l’appello è rivolto a tutte le componenti coinvolte: gestori, operatori, famiglie e istituzioni. Solo un impegno condiviso – si legge nella nota – può ridurre il rischio di annegamenti.
Assopiscine rilancia inoltre la necessità di una formazione obbligatoria per gli operatori, di campagne di sensibilizzazione sul nuoto fin dalla tenera età, e di una sorveglianza efficace come condizione imprescindibile per l’apertura di ogni struttura acquatica.
«La sicurezza in piscina – conclude il presidente Alessandria – non è un optional. È un dovere collettivo. Non possiamo continuare ad affidarci solo alla responsabilità individuale. È tempo di agire con coraggio e visione».