Nella cornice suggestiva del Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza, avvolto dai colori dell’autunno, il 23 novembre alle ore 17:00 si è svolto un nuovo appuntamento di Aperinchiostro – Lettura e musica per legittima difesa - una meravigliosa iniziativa che intreccia parole, riflessioni e identità. Protagonista dell’incontro è stato Pier Paolo Pasolini, raccontato dal giornalista Francesco Vilotta in dialogo con Franco Laratta, direttore di LaC, davanti a un pubblico motivato e partecipe.

A cinquant’anni dalla sua morte, Pasolini continua a interrogare il presente. E lo fa ancora una volta attraverso una conversazione densa, vibrante, che al Museo dei Bretti e degli Enotri si è trasformata in un viaggio collettivo nella sua eredità culturale. Vilotta ha tracciato un ritratto dell’intellettuale “eretico”, figura scomoda e necessaria, capace di attraversare poesia, cinema, giornalismo e politica con un coraggio che oggi sembra mancare alla nostra epoca.

Al centro della discussione, il suo essere “contro”, la sua eterodossia: Pasolini che rifiuta la catalogazione, che abbraccia i dialetti, che denuncia il conformismo del potere e le sue narrazioni ingannevoli. Un intellettuale che paga con la solitudine e l’isolamento la propria eresia, ma che proprio in questa marginalità trova la sua forza critica.

Particolarmente intenso il passaggio dedicato al rapporto tra Pasolini e la Calabria: una “bellezza feroce”, fatta di volti, miseria, abbandono, ma anche di sacralità e di verità. Vilotta ha raccontato l’amore profondo – e mai paternalistico – che Pasolini nutriva per questa terra, definita talvolta “bandita”, ovvero messa ai margini della storia. Una parola che generò scandalo, portando persino il sindaco di Cutro a denunciarlo per diffamazione: un caso nazionale che ridusse – erroneamente – il poeta a un intellettuale del Nord che giudica con disprezzo il Sud. In realtà, sottolinea Vilotta, in Pasolini non c’è mai disprezzo: c’è una denuncia che chiede riscatto, un invito ai calabresi a reagire a un potere oppressivo che tende a schiacciarli.

Il pubblico ha seguito con attenzione e partecipazione viva, intervenendo con domande puntuali, offrendo numerosi spunti di riflessione.

A fare da filo rosso, il libro di Vilotta, “L’eretico”, che interroga la nostra incapacità contemporanea di accettare l’eresia come valore. Oggi – è stato sottolineato – Pasolini rischia di essere trasformato in un’icona da consumare, in un mito da leggere come mera moda letteraria. La sua forza, invece, restava e resta tuttora nella libertà di criticare tutti: partiti, poteri, media, intellettuali.

In conclusione, l’incontro ha restituito un’immagine viva e non addomesticata di Pasolini. Un intellettuale che continua a dividere, a disturbare, ma che proprio per questo rimane imprescindibile: un eretico necessario, capace ancora oggi di costringerci a guardare la realtà senza infingimenti, sempre dalla parte della verità.