Cgil: «Abbandono dopo lo stop all’idrogeno». Demolizioni bloccate da due anni per la presenza di amianto: «Da dicembre possibile ripresa». Prefettura al lavoro per salvaguardare occupazione e indotto
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La vertenza della centrale Enel di Rossano torna al centro dell’attenzione. Dopo anni di incertezze e rinvii, la situazione si è fatta sempre più preoccupante. Il presidio dei lavoratori prosegue senza sosta, mentre i rappresentanti sindacali della Cgil denunciano l’abbandono di un sito che, da tempo, attende una vera riconversione industriale. Il clima è teso: le promesse di un futuro “verde” sembrano svanite, e la comunità locale assiste impotente a un lento smantellamento che ha lasciato dietro di sé incertezza e precarietà.
Sul territorio, i riflessi occupazionali sono pesanti. Si parla non solo dei dipendenti diretti ma anche dell’indotto, fatto di piccole imprese, vigilanza, pulizie e operai specializzati nelle demolizioni. Andrea Ferrone, segretario generale della Cgil Pollino-Sibari-Tirreno, non nasconde la sua preoccupazione per il futuro del sito.
«L’avvertenza nel complesso è a un punto molto preoccupante – spiega Ferrone – perché la centrale, in dismissione ormai da tanti anni, registra una fase di abbandono dovuta a quando, tre anni fa, il progetto sull’idrogeno fu accantonato dal nuovo amministratore delegato di Enel Nazionale. Quella decisione ha lasciato nel panico tutte le maestranze e anche noi, a livello sindacale».
Un passaggio chiave, quello del mancato rilancio con l’idrogeno, che avrebbe dovuto trasformare la centrale in un polo innovativo per la produzione di energia pulita. Invece, tutto si è fermato, e con il progetto sono svanite anche le speranze di una riconversione occupazionale capace di garantire continuità. Ferrone aggiunge che, oltre al disagio delle maestranze, cresce la preoccupazione per la sicurezza e per la sorte delle aziende locali che, per decenni, hanno collaborato con Enel. «Le vicende che si stanno sviluppando in questi giorni – continua – sono il preludio di ciò che purtroppo accadrà nel prossimo futuro: la vigilanza e le pulizie. Stiamo trattando anche con l’ausilio della Prefettura di Cosenza affinché faccia capire a Enel che deve rientrare per salvaguardare l’indotto storico».
Tra ritardi e amianto: il nodo delle demolizioni
Se il fronte sindacale guidato dalla Cgil denuncia l’abbandono del sito, quello delle maestranze edili guarda con apprensione alle opere di demolizione, ferme ormai da due anni. Giuseppe De Lorenzo, segretario generale della Fillea Cgil provinciale Cosenza-Pollino, segue da vicino la situazione dei lavoratori impegnati nei cantieri.
«Nell’immediatezza – spiega De Lorenzo – io, occupandomi dei lavoratori edili, ho già incontrato l’azienda che si sta occupando delle demolizioni, principalmente la Respe, che è quella che si occupa delle demolizioni delle torri ed è il lavoro principale. Attualmente sono fermi da circa due anni. Vediamo che c’è un anello sulle torri che non scende in quella demolizione e quindi le risposte le deve dare Enel».
Il motivo dello stop, sottolinea il sindacalista, è legato al ritrovamento di una grande quantità di amianto, che ha imposto la riprogettazione di parte delle attività. «Dopo che si è scoperto che c’era tantissimo amianto nella demolizione – aggiunge – Enel ha dovuto riprogettare e rifare quello che era necessario, secondo me, fare prima». Un problema noto, ma che avrebbe potuto essere gestito in modo diverso, secondo i sindacati. Ora però, si intravede un possibile spiraglio. «Oggi forse siamo a un punto di svolta – conclude De Lorenzo – perché si dovrebbe ricominciare a dicembre. Attendiamo che si ricominci e si finisca la demolizione delle torri, perché è questo che garantirà il lavoro a chi vive di questo settore, quindi anche agli edili del territorio. Speriamo poi che la centrale possa diventare qualcos’altro».
Il ruolo della Prefettura e l’appello al dialogo
La Prefettura di Cosenza, già coinvolta nel confronto, è chiamata a mediare tra le parti per evitare ulteriori fratture. L’obiettivo è chiaro: garantire continuità lavorativa e dare una prospettiva concreta a un territorio che non può permettersi di perdere un altro presidio produttivo. Per la Cgil, la vertenza Enel non è solo una questione industriale ma anche sociale. Il rischio, se non si interviene con rapidità, è quello di lasciare centinaia di famiglie senza occupazione e di vedere vanificati anni di esperienza tecnica e professionale.
Le organizzazioni sindacali chiedono un incontro urgente con i vertici nazionali di Enel per definire tempi certi, salvaguardie occupazionali e un piano chiaro sulla riconversione. Rossano e l’area della Sibaritide pagano da tempo le conseguenze della transizione energetica incompiuta. Le promesse di sviluppo legate alle nuove tecnologie si sono scontrate con la realtà di un sito fermo, senza produzione e senza investimenti. Il presidio permanente dei lavoratori è diventato simbolo di una lotta più ampia: quella per il diritto al lavoro e per la dignità di un territorio che non vuole rassegnarsi al declino.
Dietro le parole dei sindacalisti c’è la voce di un’intera comunità che attende risposte. Gli operai, i tecnici, le imprese dell’indotto e le famiglie che per decenni hanno legato la propria vita alla centrale chiedono solo una cosa: sapere se e come potrà esserci un futuro. La prossima scadenza è fissata per dicembre, quando – secondo le ultime previsioni – dovrebbero ripartire le attività di demolizione. Ma il vero banco di prova sarà capire se, oltre allo smantellamento, arriverà anche un piano di rilancio. La vertenza Enel resta aperta. E con essa la speranza di vedere rinascere, dove oggi c’è solo un cantiere sospeso, un nuovo polo industriale capace di restituire dignità e lavoro alla costa ionica cosentina.

