L’Istituto Superiore di Sanità ieri ha diramato il suo bollettino ufficiale, diverso da quello che quotidianamente comunica la Protezione civile, in collaborazione con il ministero della Salute. L’ISS in questo caso si sofferma sui casi accertati dal suo laboratorio, analizzando l’età media dei contagiati e il tasso di mortalità nelle singole fasce d’età. Una statistica che serve a capire l’andamento dell’emergenza coronavirus e approfondire meglio alcuni aspetti. Balza agli occhi sicuramente il caso della Lombardia, sempre di più in sofferenza.

Nelle due precedenti tabelle, l’Istituto Superiore di Sanità certifica che nel 98% dei casi, i tamponi arrivati a Roma sono risultati positivi. Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti con sintomi lievi, mentre solo il 4% si trova in condizioni critiche. Altro dato importante è quello della mortalità: la statistica viene elaborata su 1.235 decessi. I numeri dimostrano che la fascia d’età 80-89 e da 90 anni a seguire sono quelle più colpite. In totale la percentuale complessiva di letalità in Italia è del 6.4%. Superiore a Cina, Iran, Corea del Sud, Spagna, Francia e Germania.

Il motivo, secondo gli scienziati, sta nel fatto che il nostro Paese ha una forte popolazione anziana. La verità, tuttavia, è un’altra. I dati sono sempre limitati ai tamponi fatti. In questo caso la percentuale aumenta per effetto, ma è assai probabile che in Italia ci siano almeno il quadruplo di pazienti positivi. Ovviamente in maggioranza senza sintomi. Sarebbe il caso dunque di estendere il tampone almeno ad 800mila persone. Così, la percentuale di mortalità si abbasserebbe di due-tre punti.