Un’impronta può cambiare la storia del delitto di Garlasco. È quella di una scarpa a pallini macchiata di sangue, misura 42, ritrovata sul luogo dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Una misura che non coincide con il 44 di Andrea Sempio, oggi sotto accusa, ma che per la procura di Pavia – guidata da Fabio Napoleoni – rappresenta un elemento chiave per ipotizzare il suo coinvolgimento, insieme ad altri, nell’omicidio della giovane.

La perizia in mano agli inquirenti ha riacceso i riflettori su un caso che sembrava chiuso con la condanna definitiva di Alberto Stasi, già riconosciuto colpevole del delitto. La scarpa incriminata, un modello Frau fuori commercio con suola prodotta nelle Marche, potrebbe invece riscrivere la dinamica di quel tragico mattino, quando Chiara aprì la porta al suo assassino.

L’inchiesta parallela e il “Sistema Pavia”

Il caso Garlasco si intreccia con l’indagine più ampia sul cosiddetto “Sistema Pavia”, che ha portato al sequestro di pc e smartphone dell’ex procuratore Mario Venditti. Il magistrato aveva rifiutato di consegnare i codici di accesso, salvo offrirsi di farlo a patto che le ricerche si limitassero all’inchiesta Poggi. Una proposta respinta, e ora i tecnici della procura dovranno forzare i dispositivi, mentre si attende il Riesame.

Il difensore di Venditti, Domenico Aiello, parla di «deserto indiziario» e denuncia l’uso di «prove generiche e perquisizioni onnicomprensive», chiedendo che l’inchiesta venga spostata a Brescia.

Carabinieri e gioco d’azzardo

Parallelamente emergono anche i sospetti sulle spese al gioco d’azzardo di alcuni carabinieri della sezione di polizia giudiziaria. Secondo gli investigatori, il maresciallo Antonio Scoppetta avrebbe speso fino a 47mila euro, cifre ben oltre il proprio stipendio. Anche il responsabile Silvio Sapone avrebbe versato circa mille euro al mese presso un centro scommesse.

Questi stessi uomini, insieme a Giuseppe Spoto, nel 2017 avevano gestito l’intervento per piazzare microspie sulle auto dei Sempio. Ma proprio Spoto è finito sotto accusa per aver “sintetizzato” una trascrizione cruciale, scrivendo che «i Sempio parlano di come pagare gli avvocati» invece del più ambiguo «dobbiamo trovare la formula per pagare quei signori lì». Una scelta che lui giustifica come una fretta imposta da Venditti.

Rapporti sospetti e locali di lusso

La Guardia di Finanza non ha trovato irregolarità nei conti personali di Venditti, ma indaga sui suoi rapporti con i fratelli Raffaele e Cristiano D’Arena, titolari del ristorante stellato “Da Lino”, luogo di ritrovo abituale per il pm e la sua “squadra”. Ai D’Arena sarebbero riconducibili anche due società – CR Service ed Esitel – che gestivano in regime di monopolio le intercettazioni e il noleggio auto per la procura, attività dalle quali magistrati come Venditti e Pietro Paolo Mazza avrebbero ricevuto benefici.

Una vicenda che non si chiude

A quasi vent’anni dal delitto di Garlasco, la vicenda continua a intrecciarsi con nuove piste, presunti depistaggi e ombre sugli stessi organi inquirenti. L’impronta di scarpa numero 42, il “pizzino” misterioso e le indagini sul sistema Pavia rendono oggi più che mai fragile l’impianto accusatorio che portò alla condanna di Stasi. E riaprono domande che sembravano avere una risposta definitiva.