Maria Giuseppina Rista, conosciuta come Pinuccia, possedeva un patrimonio di circa 5 milioni di euro, accumulato grazie a una gestione attenta delle sue proprietà. La sua morte ha dato origine a una complicata contesa ereditaria, caratterizzata dall’esistenza di due testamenti contrastanti, quattro aspiranti eredi e un’indagine per presunta frode e circonvenzione di incapace.

Un’eredità contesa e un conto sospetto

Le indagini sono iniziate a seguito di una segnalazione da parte del direttore della banca di Pinuccia, insospettito dall’apertura di un conto online a suo nome e da un bonifico di 12.000 euro a un carrozziere rumeno. Da qui, gli inquirenti hanno scoperto una presunta truffa orchestrata da un uomo di 56 anni, E., commerciante di automobili, che avrebbe manipolato la donna negli ultimi anni della sua vita.

Non solo: dopo la morte di Pinuccia, E. è entrato in possesso di un testamento che lo designava come unico erede, supportato da un’agenda in cui la donna esprimeva un legame affettivo nei suoi confronti. Tuttavia, un’inquilina di Pinuccia ha trovato una pagina strappata di quell’agenda, in cui la defunta le lasciava un’intera palazzina con dodici appartamenti.

Indagini e colpi di scena

La situazione si complica con l’intervento di due cugini della defunta, che mettono in dubbio la validità del testamento di E. La perizia calligrafica conferma l’autenticità dei documenti, ma il Tribunale Civile annulla il testamento a favore di E. perché privo di una data certa. Di conseguenza, l’eredità principale viene assegnata ai parenti, mentre il testamento della palazzina a favore dell’inquilina resta valido.

Nel frattempo, E. deve affrontare anche un processo penale per frode, mentre il mistero attorno alla volontà di Pinuccia rimane irrisolto. Un caso destinato a far discutere ancora a lungo.