Mercoledì 15 ottobre studenti e sindacati scendono in piazza in tutta la penisola iberica per denunciare il “genocidio nella Striscia” e ribadire solidarietà al popolo palestinese
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ANSA
La firma del piano per la stabilità in Medio Oriente e la riapertura della Striscia agli aiuti umanitari non cancellano le ferite lasciate da due anni di bombardamenti e sofferenze a Gaza. È questo il messaggio che arriva dalla Spagna, dove mercoledì 15 ottobre oltre 40 città hanno indetto una giornata di mobilitazione nazionale con cortei, presìdi e scioperi per ribadire la solidarietà al popolo palestinese e «denunciare il genocidio nella Striscia».
Gli studenti in prima linea
Il cuore della protesta arriva dalle scuole e dalle università. Migliaia di studenti hanno proclamato l’astensione dalle lezioni e organizzato manifestazioni in decine di città. La più grande si terrà a Madrid: il corteo partirà alle 19 dalla stazione di Atocha per concludersi lungo la Gran Via, in Plaza Callao. Sui social i collettivi studenteschi hanno ribadito che l’obiettivo è «non dimenticare quanto accaduto» e pretendere «rispetto dei diritti umani e giustizia sociale».
Sciopero generale e sindacati in piazza
Accanto agli studenti, anche il fronte sindacale ha scelto la linea dura. In numerose località sono previsti scioperi parziali durante tutta la giornata, mentre varie sigle hanno proclamato un sciopero generale di 24 ore.
Hanno aderito tra gli altri la Confederación General del Trabajo (CGT), Solidariedad Obrera, Alternativa Sindical de Clase (ASC) e la Confederación Intersindical, assieme a movimenti e associazioni come Madrid por Palestina, l’Associación Hispano-Palestina e il collettivo Boicot, desinversiones y sanciones (BDS).
Anche i due principali sindacati spagnoli, la Unión General de Trabajadores (UGT) e le Comisiones Obreras (CCOO), pur senza aderire allo sciopero generale, hanno indetto un’astensione parziale di due ore per ogni turno di lavoro.
Una protesta politica e simbolica
La Spagna è stata tra i primi Paesi europei a schierarsi apertamente contro le politiche del governo Netanyahu, definendo quanto avvenuto a Gaza come «genocidio». La mobilitazione del 15 ottobre conferma questa linea, trasformando le piazze iberiche in un megafono internazionale.
Il messaggio che arriva dalle strade di Madrid, Barcellona, Siviglia, Bilbao e dalle decine di città coinvolte è chiaro: la tregua e i buoni propositi non bastano. Per una larga parte dell’opinione pubblica spagnola, la questione palestinese resta una ferita aperta che non può essere dimenticata.