Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato il suo tradizionale discorso di fine anno dalla Sala del Lucernaio del Quirinale, segnato da un forte richiamo all’impegno collettivo. Il suo messaggio non è stato un semplice augurio di rito, ma una sollecitazione a tutti gli italiani a rimanere uniti, responsabili e determinati, soprattutto in un periodo così complesso. La riflessione di Mattarella parte da una visione globale, con un focus sulle guerre che stanno scuotendo il mondo. «Le guerre in corso turbano tragicamente le coscienze» e le «barbarie non risparmiano neppure il Natale», ha sottolineato, citando la tragica notizia della morte di una bambina a Gaza durante la notte di Natale, i bombardamenti russi sulle centrali energetiche ucraine e il rapimento di innocenti da parte di Hamas. «Mai come ora, la pace grida la sua urgenza», ha esclamato con fermezza, sollecitando la comunità internazionale a rimanere vigile e solidale.

Mattarella ha rimarcato che la pace non deve essere intesa come una forma di sottomissione ai violenti, ma come il rispetto dei diritti e dell’ordinamento giuridico internazionale. Un tema centrale nel suo discorso è stato il sostegno alla libera informazione, soprattutto in contesti di guerra. Il Presidente ha espresso vicinanza a Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran il 19 dicembre, ma senza mai fare riferimenti diretti al regime iraniano, dichiarando: «Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia». Ha inoltre ricordato i giornalisti che, ogni giorno, rischiano la vita per raccontare le atrocità delle guerre, in particolare quelle ai confini dell’Europa e in Medio Oriente.

Nonostante il contesto di incertezze e paure, Mattarella ha fatto appello alla speranza, richiamando le parole di Papa Francesco all’inizio del Giubileo. «Tocca a noi – ha detto – saperla tradurre in realtà». In un mondo che appare sempre più frammentato e segnato da polarizzazioni, il Presidente ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme per unire la società. Ha denunciato l’esistenza di gravi disuguaglianze, come la «ricchezza di pochissimi» che contrasta con «la povertà di tanti». In modo deciso, ha ricordato la disarmante disparità tra gli enormi investimenti in armamenti e la scarsità di risorse per contrastare il cambiamento climatico, con i 2.443 miliardi di dollari spesi per gli armamenti, una cifra otto volte maggiore rispetto a quella destinata alla Cop 29 di Baku per la lotta ai cambiamenti climatici.

L’Italia, ha aggiunto, vive tra luci e ombre. Pur riconoscendo i progressi in ambito scientifico e medico, ha sottolineato la persistente esistenza di lunghi tempi di attesa per esami fondamentali e il drammatico fenomeno delle persone che rinunciano a curarsi per motivi economici. Sul fronte del lavoro, i dati relativi all’occupazione sono incoraggianti, ma persistono «aree di precarietà, salari bassi e disagi come la cassa integrazione». Mattarella ha anche ricordato la contraddizione tra il crescente interesse per il turismo e l’export italiano e la fuga dei giovani, che lasciano il Paese per cercare lavoro all’estero.

Un altro tema affrontato dal Presidente è stato quello delle disuguaglianze tra Nord e Sud, che Mattarella ha definito una delle principali sfide da superare. Ha sollecitato una maggiore attenzione per le aree montane e per garantire i diritti di tutti i cittadini, senza distinzioni geografiche. Sui giovani, il Presidente ha espresso preoccupazione per l’aumento della violenza tra di loro, come bullismo, risse e l’uso di armi, alimentato da modelli pericolosi proposti dal web. Tuttavia, Mattarella ha ribadito che i giovani sono la risorsa più grande del Paese, esortando tutti a rispondere concretamente alle loro necessità e aspettative.

Il concetto di “rispetto” è stato al centro del suo discorso, che ha richiamato il valore fondamentale di questa parola in tutti gli aspetti della vita civile. «Non possono più bastare parole di sdegno», ha dichiarato, riferendosi anche alle condizioni di lavoro e di vita dei detenuti, ricordando che il sovraffollamento carcerario è una delle principali cause di inaccettabili situazioni di disagio.

In chiusura, Mattarella ha fatto riferimento ai valori fondanti della Repubblica e ha ricordato che nel 2025 si celebreranno gli ottanta anni dalla Liberazione. La libertà, la giustizia, la democrazia e il rispetto per i diritti sono i pilastri della nostra Costituzione, ha detto, aggiungendo che la speranza non può essere solo un’attesa passiva, ma deve trasformarsi in impegno concreto di ciascuno, attraverso il voto e la partecipazione alla vita democratica.

Infine, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha telefonato a Mattarella per esprimergli il suo apprezzamento per il messaggio di fine anno, in particolare per il richiamo al patriottismo come valore che deve guidare l’impegno di tutti nella vita quotidiana e nel servizio alla comunità nazionale.