Secondo i dati aggiornati al 31 luglio 2025, sono stati registrati 145 casi confermati di infezione, di cui 59 nella forma neuro-invasiva e 12 decessi
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
La zanzara che provoca la Febbre del Nilo
«La situazione è sotto controllo e costantemente monitorata, in linea con gli anni precedenti». Lo ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci durante l’informativa alla Commissione Affari sociali del Senato, parlando della diffusione del virus West Nile in Italia.
Secondo i dati aggiornati al 31 luglio 2025, sono stati registrati 145 casi confermati di infezione, di cui 59 nella forma neuro-invasiva e 12 decessi. Le regioni maggiormente colpite sono il Lazio (93 casi) e la Campania (24 casi). Seguono Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Puglia.
Un quadro coerente con gli anni precedenti
Nel 2018, con una stagione estiva iniziata precocemente, furono rilevati 618 casi e 49 decessi. Nel 2022, il picco salì a 728 contagi confermati e 51 morti. Anche nel 2024 la diffusione si intensificò nella seconda parte dell’estate, passando da 28 casi registrati a luglio a 484 a novembre, con 36 decessi complessivi.
«Non ricordo particolari allarmi mediatici nel 2018 o nel 2022 – ha osservato Schillaci – nonostante fossero gli anni con il numero più alto di contagi e vittime».
Il virus in 10 regioni e 37 province
Attualmente, il virus West Nile circola in 37 province di 10 regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna.
Clima, cambiamenti e nuove mappe di rischio
Il ministro ha spiegato che, pur essendo il cambiamento climatico un fattore strutturale che amplia le aree favorevoli alla trasmissione del virus, la sua reale diffusione dipende da condizioni stagionali e meteorologiche. In particolare, nel 2025, un'estate più mite e instabile nel Nord Italia ha probabilmente rallentato la diffusione del contagio in quelle regioni, mentre al Centro si registrano numeri più alti.
Schillaci ha sottolineato come l’impatto climatico stia modificando cicli vitali, distribuzione delle specie e comportamenti degli insetti vettori, favorendo l’insorgenza di nuove arbovirosi, anche in aree precedentemente non interessate. L’arrivo anticipato di uccelli migratori e lo sviluppo precoce delle zanzare rappresentano fattori determinanti per la trasmissione non solo del virus West Nile, ma anche di altre infezioni emergenti come Usutu e TBE (encefalite da zecche).