L’Associazione Rumore Democratico di Cosenza ha debuttato nei giorni scorsi con una iniziativa sul tema dell’Autonomia differenziata dal titolo Sanità e secessione, organizzata nella Sala conferenze del Coni, alla quale hanno portato il proprio contributo, tra gli altri, anche l’Arcivescovo Giovanni Checchinato e la neurologa Amalia Bruni, consigliere regionale iscritta al gruppo Pd.

Presieduto dall’avvocato Sergio Campanella e moderato da Elio Bozzo, l’appuntamento ha inoltre registrato la partecipazione di Emily Amantea, vicepresidente della sezione di Cosenza dell’Associazione Italiana Persone Down, di Franco De Maria, coordinatore dell’associazione Gianmarco De Maria, e di Caterina Spadafora, presidente della locale sezione dell’associazione nazionale genitori persone con autismo.

«Rumore Democratico raggruppa persone vicine al centrosinistra non necessariamente iscritte ad un partito politico » hanno spiegato i promotori dell’associazione Sergio Campanella ed Elio Bozzo. «Con queste iniziative, perché a quella sull’Autonomia differenziata ne seguiranno altre su temi di interesse pubblico – ha aggiunto Campanella – intendiamo proporre un punto di vista alternativo e più attento rispetto a quelli tradizionali, su questioni i cui effetti si ripercuotono sulla qualità della vita dei cittadini. Il nostro è un tentativo di arricchire il dibattito con un sentire plurale, colmando quel vuoto di discussione che si sta creando in seno ai partiti. Guardiamo al centrosinistra ma non siamo una corrente del Pd – precisa – semmai un contenitore distintivo e propositivo di soluzioni non preconfezionate ma frutto di una dialettica che coinvolga i cittadini».

Rispetto all’iter di approvazione del Ddl Calderoli è emersa la generale preoccupazione sull’attuazione della riforma del Titolo V «nell’ambito della sanità, un comparto nel quale la secessione dei ricchi – così la definisce Campanella – finirà col pesare di più rispetto ad altri settori. E produrrà una drammatica ricaduta sui bilanci di Aziende Sanitarie ed Ospedaliere già gravati dai vincoli del piano di rientro e dai tanti contenziosi aperti pure a causa delle richieste di risarcimento danni di utenti che hanno subito sulla propria pelle le conseguenze della disorganizzazione e della carenza dei servizi».

Elio Bozzo, medico in quiescenza, già direttore del distretto sanitario Asp Cosenza-Savuto, ha snocciolato le statistiche che denotano l’arretramento dell’Italia sul fronte della erogazione dei servizi sanitari: «Sono a rischio i principi di universalità, equità e uguaglianza – ha detto – Tra i paesi del G7 l’Italia è ultima per spesa sanitaria rispetto al Pil, il 6,3 percento contro il 9 percento della Germania e l’8,4 percento della Francia. Nel 2025 scenderemo al sei percento. Tre milioni di persone sono prive del medico di medicina generale – ha ribadito ancora Bozzo – mancano trentamila medici e settantamila infermieri sul territorio nazionale, di cui cinquemila medici e diecimila infermieri solo nell’area dell’emergenza urgenza. Dal 2010 al 2019 si sono persi centomila posti letto, sono stati chiusi 125 ospedali ed il servizio sanitario nazionale è stato definanziato di 37 miliardi di euro». Una istantanea destinata a diventare «drammatica per la Calabria – ha concluso Bozzo – se dovesse realizzarsi il progetto leghista dell’Autonomia differenziata che andrebbe a sottrarre ulteriori risorse e quindi a depotenziare ancora di più i servizi essenziali di assistenza».