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«La legge Severino, oltre a presagire un nuovo processo, campeggia come una spada di Damocle su certa parte di candidati e sarebbe esecrabile, nonché inopportuno, eludere quella che è la realtà dei fatti: significherebbe di nuovo porre Rende sotto la lente di ingrandimento. Rende avrebbe bisogno di tracciare una linea e ripartire mettendo da parte egoismi e personalismi che sicuramente non aiutano a rasserenare una comunità.
Ci saremo aspettati un simile atteggiamento da chi oggi parla di storia e paradossalmente anche di futuro. Davvero si pensa che i cittadini, gli elettori non siano stanchi di tutto ciò e rimangano ancorati ad una vera e propria sudditanza? Da più parti mi si accusa di essere “figlio di”: vorrei ricordare a chi lo fa strumentalmente – per nascondere un modello di governo padronale e di condizionamenti vari – che Rende ha bisogno di futuro e di slanci di generosità e di forte innovazione nei metodi negli uomini e negli atteggiamenti. Mi verrebbe da ridere nel momento in cui mi si accusa di essere sempre figlio di… e poi nelle proprie liste si trovano vice sindaco assessori e consiglieri figli di quel trasversalismo a cui oggi qualcuno fa riferimento con disprezzo!
E non ho nemmeno problemi a dire che questa città mostra limiti e debolezza da più di 20 anni per errori e commissariamenti vari. Nonostante la mia giovane età, che è forza e non difetto, sono determinato a dare alla città una forza dal basso, scevra da personalismi e incensamenti anacronistici. La nostra forza è quella di essere ancorati alla realtà, vivere il nostro tempo da imprenditori, cittadine e cittadini che hanno deciso di rimettere al centro la propria Città.
Lo facciamo a partire da una parola chiave: responsabilità. Quella che sentiamo verso chi ci ha preceduto e verso chi verrà dopo di noi. Vogliamo una Rende policentrica, che restituisca dignità a ogni quartiere, a ogni contrada superando il concetto di periferia e riconnettere le persone: è da qui che deve iniziare il cambiamento».