Se si parla di gradimento, Sandro Principe prima delle ultime elezioni amministrative di maggio aveva chiesto dal nostro network un consenso plebiscitario. È stato accontentato dagli elettori di Rende con quasi il 60% delle preferenze. Espressione di un’area riformista («sono un vecchio social democratico»), si rivolge direttamente a Pd, Avs e M5s invitandoli «ad abbassare le pretese» perché «non hanno i numeri per dare le carte come vorrebbero». Politici o veri e propri?

Al contempo, in vista delle Regionali di ottobre rilancia l’idea di una coalizione allargata, secondo lui «unico modo per imprimere la svolta vincente». Poi sposa l’idea di una piattaforma di indirizzo programmatico, figlia di una cultura «che sia moderata nei toni e nel governare, ma radicale nei valori» sulle tematiche che affliggono da decenni la Calabria. Si parte, però, dal tema di più stretta attualità.

Principe, che ne pensa delle dimissioni di Occhiuto?
«Occhiuto è un politico puro. Avrà riflettuto ritenendo che non sia opportuno restare sulla graticola elettorale per un anno. Pensando che il centrodestra sia in vantaggio, qualora la coalizione resti tutta disponibile a ricandidarlo, ha effettuato una valutazione di convenienza. Anziché fungere da bersaglio per tutti fino alla scadenza del mandato, meglio – secondo lui - andare subito al voto essendo gli altri fermi all’anno zero. I sondaggi nazionali lo danno come presidente gradito, ma queste cose sappiamo come iniziano mentre l’epilogo è sempre un’incognita».

Leggendo tra le righe della politica, che messaggio lancia il presidente ai suoi alleati di centrodestra?
«Le parole del video sono molto passionali, in casi simili la freddezza politica ne risente. Sostiene che non può governare perché i dirigenti non firmano, ma li ha nominati lui. Mi chiedo se ad elezioni concluse poi invece firmeranno gli atti: onestamente mi sembra una contraddizione. Quando invece si rivolge alla politica definendola di basso profilo, è chiaramente una critica ai suoi compagni di viaggio. Ecco perché, tornando al discorso di cui sopra, il finale di questa vicenda è tutto da scrivere».

L’inchiesta che lo riguarda per lei c’entra qualcosa? Di recente gli aveva anche dato la sua solidarietà.
«Queste sono valutazioni extrapolitiche e preferisco non addentrarmi. A suo tempo espressi al vostro giornale rispetto per l’uomo che ebbi modo di apprezzare quando eravamo insieme in Consiglio. Non appartengo alla schiera di chi cambia idea, la mia cultura non si fa influenzare dalle condizioni del meteo».

Tornando al centrosinistra, si assisterà al consueto stillicidio di nomi e fughe in avanti?
«Inutile farsi dei film. C’è una triade che appare un più radicale e che pretende di dare le carte (Pd, M5S, Avs, ndr). Questi amici devono sapere che non hanno i numeri per distribuirle al resto di un ipotetico tavolo. Senza un’alleanza che preveda la presenza di un’area moderata e riformista, il centrosinistra non vincerà. Sotto questo profilo, il senatore Irto deve fare una responsabile riflessione».

Cosa propone?
«Che abbassino le pretese così da costruire un’alleanza per la svolta vincente. I guai del Paese, che in Calabria si amplificano, sono dovuti alla mancanza di una forza riformista che sia moderata nei toni e nel governare, ma radicale nei valori. Ho colto l’intenzione di alcuni amici di costruire una simile forza, non numerica, ma tematica su come affrontare le problematiche legate a sanità, ambiente, infrastrutture, rapporti col Governo, trasporti, lavoro e difesa dei principi di legalità. Io sono un vecchio social democratico e questa tradizione ha prodotto grandi idee e grandi traguardi in passato. Cercheremo di metterle insieme in una piattaforma di indirizzo programmatico senza vendere il libro dei sogni. Questa è l’intenzione delle forze liberal-democratiche e riformiste, pertanto gli amici di centrosinistra riflettano sulle loro intenzioni perché non ci sentiamo aggiuntivi a nessuno. Compiamo, altresì, uno sforzo comune per un’alleanza credibile e senza nessuna primogenitura».

Lei di recente ha ottenuto una vittoria schiacciante, plebiscitaria. Se la sentirebbe se, come avvenuto a Rende, fossero i cittadini (e i partiti) a chiederle di provarci per la Regione?
«Una mia candidatura non è ipotizzabile nel modo più assoluto. Io ho dato la parola al popolo di Rende appena tre mesi fa condividendo con loro un programma preciso da realizzare e voglio mantenere l’impegno preso. Darò una mano alla coalizione se si verificheranno le condizioni che ho esposto».