Palazzo dei Bruzi ha deciso di impugnare il decreto dirigenziale della Regione Calabria con cui dà il via all’iter per l’affidamento dei servizi tecnici per la redazione del Documento di fattibilità delle alternative progettuali (DocFAP) riguardanti il nuovo ospedale di Cosenza. Il sindaco Caruso aveva preannunciato carte bollate e così è stato stabilito nell’ultima riunione di giunta tenuta qualche giorno fa.

Per portare avanti le istanze della squadra di governo cittadina è stato individuato l’avvocato Angelo Piazza, noto legale del foro romano esperto tra le altre cose in diritto amministrativo.

Il sito indicato dal Consiglio comunale a giugno 2022 è quello di Vaglio Lise. All’epoca, infatti, Cosenza completò l’iter di propria competenza fissando la localizzazione nei pressi dello snodo ferroviario della città. Contestualmente revocò la precedente deliberazione di maggio 2019 (Mario Occhiuto sindaco, ndr) con cui veniva indicata come sito la collina di contrada Muoio.

La Regione con il DocFAP vuole vagliare possibili soluzioni progettuali alternative per dar vita ad una struttura ospedaliera DEA II livello (Hub) con 705 posti letto. Lo studio, secondo la Cittadella, dovrà confermare l’opportunità di creare un nuovo Ospedale unico a Vaglio Lise, confrontandola però con la possibilità di realizzare la nuova struttura in due nuove zone. Queste sono individuate ex novo e quindi successivamente alla redazione dello studio di fattibilità del 2017, dal costo di 600mila euro, da cui è scaturita la delibera di Palazzo dei Bruzi oggi messa in discussione.

La prima ipotesi partorita alla Regione è attinente ad una località ricadente nel Comune di Rende (ad Arcavacata nei pressi dell’Unical, ndr), la seconda ad un’altra area che sarà valutata in corso di affidamento tra la Stazione appaltante e l’aggiudicatario. Secondo il Comune di Cosenza tutto ciò non solo è un forte sgarbo istituzionale, ma tra i tanti motivi che hanno portato all’impugnazione c’è anche la tesi di un danno erariale. L’argomentazione portata avanti è semplice: uno studio di fattibilità esiste già, una delibera del consiglio ne prende atto, quindi spendere altri soldi per vagliare aree alternative è del tutto inutile.