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Che faccia caldo, è scontato. Che “soffi” uno scirocco insopportabile in riva allo Jonio è raro ma possibile, ma che buona parte dell’ospedale “Giannettasio” non sia climatizzato, di questi tempi, sembra davvero un paradosso.
È quanto sta accadendo in queste ore e non solo: nel presidio rossanese dello spoke si lamentano un po’ tutti, tranne i ricoverati, perché, sì, solo nelle stanze dei vari raparti in cui ci sono ospitati i degenti, qualche “split” sta offrendo refrigerio. In tutto il resto dell’ospedale la calura è insopportabile come all’esterno. E stiamo parlando di sale d’attesa, compresa quella del pronto soccorso, corridoi, interi reparti, tranne che nella modernissima unità operativa complessa di cardiologia-utic, ristrutturata pochi mesi addietro.
Al Giannettasio, dunque, si lamentano tutti, a maggior ragione se gli impianti di quei pochi ambienti climatizzati non riescono ad andare a regime, proprio a causa del caldo torrido che spira all’esterno. Si lamentano gli infermieri che devono correre da una parte all’altra, da un ambiente all’altro, così come i medici. Ed ovviamente si lamentano i pazienti, dall’oncologia, costretti ad attese interminabili in ambienti non climatizzati, quando va bene su divani incandescenti. E la già affollatissima sala d’attesa del Pronto soccorso, sembra essersi trasformata in un girone dell’inferno dantesco con la gente che prova ad aprire qualche porta per avviare una sorta di circolazione dell’aria ma senza grandi risultati perché provenendo da fuori soffia comunque a 40 gradi.
Una realtà dei fatti, quella che si registra al Giannettasio, insopportabile, nel vero senso della parola, per cui non resta che attendere – mai come in questo caso – tempi migliori e la clemenza dalla canicola, perché se non è quella sorta di “favonio” a 40 gradi a spirare, l’afa ed il tasso di umidità prendono il sopravvento ed è pure molto peggio del vento caldo africano. Insomma, la situazione è per certi versi paradossale, per altri addirittura indecente se si considera l’atmosfera in cui sono costretti sanitari e pazienti, ovvero quella commistione insopportabile tra aria rovente, attese interminabili e snervanti, e sofferenze causate dalle patologie.