Una branca medica multidisciplinare che abbraccia la vita. L'anatomia patologica, spesso associata alle indagini post mortem, è in realtà fondamentale soprattutto nella fase della prevenzione. In particolare rispetto alle neoplasie. Perché dall’esame dei campioni organici, dalle biopsie, gli specialisti anatomopatologi non sono soltanto in grado di esprimere una diagnosi ma anche di fornire indicazioni determinanti sullo stadio della malattia e sulle terapie più appropriate da prescrivere. L’Università della Calabria ha recentemente attribuito la cattedra di anatomia patologica del corso di laurea in medicina e chirurgia alla professoressa Maria Raffaella Ambrosio che ha così assunto anche la guida dell’Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, reparto a valenza universitaria. Inoltre, è stata attivata anche la relativa scuola di specializzazione con l’assegnazione di entrambi i posti disponibili.

Il direttore dell'UOC di Anatomia patologica dell'Azienda ospedaliera di Cosenza Maria Raffaella Ambrosio svela le nuove frontiere di una specialistica medica in grado di diagnosticare neoplasie e individuare percorsi di terapia adeguati

Maria Raffaella Ambrosio è stata ospite dello spazio intervista del nostro network, anche per presentare l’iniziativa benefica promossa di concerto con il Rotary Club Cosenza Nord; la stampa di un calendario solidale nel quale ogni mese dell’anno è associato ad uno scatto artistico realizzato dal fotografo Domenico Longo che ritrae i laboratori del reparto sito nel plesso dell’Annunziata, descrivendo il percorso di analisi dall’accettazione dei campioni fino alla refertazione. Il calendario è in distribuzione in diversi esercizi commerciali dell’area urbana bruzia al costo di 10 euro. Il ricavato sarà destinato all’acquisto di attrezzature per i bambini ricoverati nella oncologia pediatrica.

Notevoli i risultati già acquisita dall’unità di anatomia patologica nel breve periodo in cui Maria Raffaella Ambrosio si è insediata. Gli esiti delle analisi vengono comunicati ai pazienti in temi estremamente brevi, mediamente tra i cinque ed i sette giorni. La tempestività è fondamentale in questo ambito. Per le indagini relative alla diagnosi di tumori l’avvio delle cure nel giro di pochi giorni può essere decisivo per salvare una vita. Preannunciata una evoluzione delle attività cliniche legata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale: «L'anatomia patologica, tra tutte le discipline mediche, è quella che negli ultimi anni ha beneficiato maggiormente dei progressi dell'intelligenza artificiale - ha spiegato Maria Raffaella Ambrosio - Siamo proiettati verso la full automation e la total digitalization della specialistica. Il vetrino contenente i campioni istologici diventeranno immagini virtuali su cui applicare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale così da ridurre al minimo gli errori». Saranno in pratica trasformati in una sorta di Qr Code che potrà essere virtualmente trasmesso con l’ausilio della rete «facilitando così anche il consulto con altri professionisti a prescindere dal luogo in cui questi operano».

La specialistica di anatomia patologica non gode di particolare appeal tra i medici neolaureati: «Anche quest'anno la metà delle borse di specializzazione non sono state coperte – conferma Maria Raffaella Ambrosio - I motivi sono diversi. In primo luogo erroneamente gli studenti ritengono che il patologo non abbia un contatto diretto con il paziente. Invece, se pensiamo al patologo interventista, ovvero al medico che esegue in autonomia i prelievi del campione, il confronto con il paziente esiste. Inoltre l’anatomopatologo si interfaccia costantemente con altri specialisti per uno scambio costante di informazioni. Poi bisogna dire che l’anatomia patologica è una branca complessa, con delle implicazioni legali anche importanti. Infine non vi è possibilità di lavorare al di fuori delle strutture pubbliche. E qualcuno ritiene questo uno svantaggio».

Maria Raffaella Ambrosio è originaria di Montepaone. È rientrata in Calabria dopo aver completato gli studi ed avviato la propria brillante carriera professionale in Toscana. «I miei colleghi mi hanno consigliato di non compiere questo passaggio. Ma io, quando sono partita, e sono stata costretta a partire per completare la mia formazione, avevo il desiderio di mettere le mie competenze a disposizione della mia terra. Era un impegno che ho preso con me stessa ed anche con i calabresi. Ho atteso l’occasione giusta. E non sono affatto pentita: ho trovato un progetto valido, un ambiente sano, costruttivo. Spero con il mio lavoro anche di poter contribuire a frenare l’emigrazione sanitaria ancora molto presente. Oggi abbiamo i professionisti e le strumentazioni adeguate per dare ai pazienti una diagnosi precisa. Non serve che si rivolgano altrove».