di Piero Assalone*

La notizia per cui l’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza sia rimasto privo dell’offerta del servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza a seguito delle dimissioni dell’unico ginecologo non obiettare lascia allibiti.

Si prende atto dell’affermazione dei responsabili per cui si provvederà a presto al ripristino del servizio, sperando che non sia la classica dichiarazione rilasciata per tranquillizzare l’opinione pubblica e far trascorrere il tempo, ma la vicenda non può che suscitare scalpore: che in un ospedale hub da tempo fosse presente un solo medico non obiettore (e se fosse stato assente per motivi non programmabili?) è una condizione inverosimile.

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Nuovi viaggi fuori provincia o fuori regione si aggiungeranno a quelli consueti delle tante e dei tanti che devono spostarsi per questioni legate al diritto alla salute negata nei nostri territori.

Ulteriori disagi a chi, a volte con un carico di sofferenza dettato dalle più svariate necessità a volte esercitando una legittima scelta, ricorre a questa pratica che tra l’altro ha, come ben si sa, dei vincoli temporali. La possibilità di ricorrere all’IGV sancita grazie all’importante e civile legge 194 del 1978, un fondamento intoccabile sul tema della sessualità e dell’autodeterminazione sulle scelte procreative delle donne che le ha liberate dal pericolo degli aborti clandestini e dalla mannaia del reato, deve essere resa sempre esigibile e non può essere considerata una variabile dipendente.

A questa notizia si accompagna un’altra altrettanto vergognosa, la mancata distribuzione da parte dell’ASP della RU486, la pillola abortiva.

Il presedente Occhiuto anche nella veste di Commissario ed i vertici dell’Azienda Ospedaliera e dell’ASP di Cosenza risolvano immediatamente senza indugio alcuno la grave situazione creatasi, altrimenti sarebbero loro denunciabili per mancata attivazione nel garantire un servizio pubblico previsto dalla Legge. (*coordinatore di Democrazia e Lavoro – Sinistra CGIL)