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Sindacalista dello Smi, la sigla che raccoglie i camici bianchi del Bel Paese, il nefrologo Roberto Pititto è intervenuto nella querelle in atto riguardo l’assetto sanitario del tirreno cosentino,. La riorganizzazione del comparto è stata recentemente interessata dai provvedimenti del commissario straordinario – ma anche presidente della giunta regionale – Roberto Occhiuto, che ha decretato lo spostamento del reparto di chirurgia dall’ospedale San Francesco di Paola a quello di Cetraro.
«Assisto, anzi assistiamo tutti allibiti – ha detto lo stimato professionista – a questo scontro Paola Cetraro, chirurgia si, chirurgia no, ma poi potenziamo la Cardiologia e faranno un’altra rianimazione e ancora mettiamo otorino e gastroenterologia. Ma pensate davvero che per fare una rianimazione o qualsivoglia reparto ospedaliero, basti comprare un apparecchio per ventilazione, un broncoscopio, il più sofisticato degli ecografi?».
Secondo il camice bianco, la soluzione non risiederebbe nelle tecnologie da mettere in campo, bensì nelle figure professionali da inserire al posto giusto. «Purtroppo i buoi sono scappati, e da tempo pure, e i rimedi sono assai difficili da trovare. Se pure da oggi, le Università e le scuole di Specializzazione aprissero le porte ad un numero doppio o triplo di studenti, ci vorrebbero una dozzina di anni per avere un riscontro utile in termini di risorse umane. Sempre ammesso, e non concesso, che le Facoltà abbiano i mezzi, le attrezzature, i luoghi e, mi ripeto lo so, le risorse umane per affrontare tale straordinario impegno».
La soluzione, a parere del nefrologo che nello Smi ha ricoperto anche il ruolo di segretario regionale, consisterebbe nella realizzazione di un «Ospedale unico sul Tirreno cosentino», ipotesi condivisa da altri colleghi che però si scontrerebbe con l’indisponibilità di «dipendenti a cui l’Ospedale sotto casa faceva e fa comodo. Che poi sia efficiente o meno, questo importa ai pazienti, solo a loro».
A rendere ulteriormente difficoltosa la scelta di un percorso salvifico per l’utenza, il dubbio «che questa drammatica situazione non sia frutto di miopia, sciatteria, incapacità a programmare, ma sia la tappa di un percorso voluto, di un disegno programmato, ovvero la perdita, in favore della sanità privata, del SSN e la fragile Calabria costituisce un buon e facile inizio. Avremo una sanità di serie A, B, C e così via, altro che la Chirurgia a Cetraro o a Paola».