Parla Michela Mazzotta: «All’A. Pugliese tassi di infezioni tra i più bassi d’Italia. L’intelligenza artificiale è il futuro della prevenzione»
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Michela Mazzotta AOU Dulbecco Catanzaro
Le infezioni chirurgiche rappresentano una delle complicanze più onerose per la sanità italiana: allungano le degenze, aumentano i costi e possono compromettere la qualità della vita dei pazienti. Per fare il punto su prevenzione, protocolli e innovazione tecnologica, la Società degli Ortopedici e dei Traumatologi Ospedalieri Italiani (OTODI) ha organizzato, nell’ambito del XVII Trauma Meeting di Riccione, un corso dedicato alle infezioni del sito chirurgico.
L’evento, che ha riunito 1.300 medici, 470 infermieri e oltre 90 aziende del settore biomedicale, ha posto al centro il ruolo cruciale del personale infermieristico nella gestione delle infezioni.
Tra gli interventi più apprezzati, quello della dott.ssa Michela Mazzotta, infermiera del Blocco Operatorio dell’Ospedale “A. Pugliese” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro, che ha illustrato l’esperienza del presidio calabrese.
«È stato per me un onore ricevere l’invito del comitato scientifico – ha dichiarato Mazzotta – ma soprattutto poter affermare che nel nostro ospedale le percentuali di infezioni post-operatorie sono tra le più basse in Italia, come attestano i dati dell’ultimo biennio». Secondo le stime nazionali, si contano circa 530.000 infezioni correlate all’assistenza ogni anno, di cui fino al 15% riguardano il sito chirurgico. In ortopedia, pur con incidenze minori, le infezioni sono spesso profonde e con esiti severi.
La Mazzotta ha sottolineato come il ruolo degli infermieri sia centrale e insostituibile nella catena della sicurezza chirurgica: «Applichiamo linee guida e protocolli aggiornati, coordiniamo la sorveglianza, educhiamo i pazienti al monitoraggio post-dimissione e favoriamo l’aderenza ai bundle perioperatori». Ogni fase, dalla preparazione del campo sterile alla sorveglianza post-intervento, è regolata da checklist operative che – come le procedure aeronautiche – riducono al minimo gli errori umani. «In sala operatoria basta un minimo errore per provocare un’infezione – ha spiegato –. Per questo i protocolli sono la nostra bussola: seguire ogni passaggio con rigore significa salvaguardare la sicurezza del paziente».
Un ampio spazio è stato dedicato anche all’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nel controllo delle infezioni. «Oggi disponiamo di modelli multimodali che combinano le foto scattate dal paziente a domicilio e i sintomi autoriportati – ha illustrato Mazzotta –. L’IA può predire un’infezione del sito chirurgico entro 48 ore e, sotto una soglia di rischio, escludere il triage umano. Così si riducono rientri impropri e carico di lavoro per infermieri e medici».
«In Cina è stato inaugurato un ospedale senza corridoi né letti, gestito da medici e infermieri virtuali per l’addestramento e la simulazione clinica. È il futuro dell’apprendimento e della prevenzione». Il messaggio finale lanciato dal Trauma Meeting è chiaro: prevenzione e sorveglianza restano gli strumenti più efficaci, ma devono essere supportati da formazione continua e tecnologia intelligente. «La combinazione tra protocolli, aggiornamento e IA – ha concluso Mazzotta – porterà a meno infezioni, migliori esiti clinici e risparmi per il Servizio sanitario».