Un annuncio che ha del clamoroso scuote il mondo della ricerca storica e spirituale a Lungro. Studi e ricerche recenti, condotti anche sul posto, avrebbero portato alla luce una scoperta che potrebbe riscrivere una parte significativa della storia bizantina del mediterraneo per come testimoniato dall’architetto Mattanò.

Se n’è parlato nella Biblioteca del Palazzo Vescovile dell’eparchia di Lungro che ha ospitato un convegno dedicato ai “Greci del Tiro” per studiare le origini e la diffusione del monachesimo italo-greco nel territorio di Lungro.

Dopo i saluti di Mons. Donato Oliverio, Vescovo dell’Eparchia di Lungro, coordinati da Luigi Boccia dell’università della Calabria, sono seguiti i saluti di Carmine Ferraro, Sindaco di Lungro, Luigi Lirangi, Commissario del Parco del Pollino, Mimmo Pappaterra, presidente del GAL Pollino, e la profonda riflessione del Teologo e Biblista Pino Stancari. Ha partecipato alle ricerche di survay archeologico e ai lavori del convegno anche Pierre Frega, Guida ufficiale del Parco Nazionale del Pollino

L’intervento esaustivo dell’architetto Vincenzo Maria Mattanò, corredato da una ricca sequenza idi immagini testimoniali frutto di ricerche sul posto con notevole uso di tecnologie strumentali, ha rivelato gli insediamenti esicastici dei “Greci del Tiro” con a corredo una consistenza tangibile e materiale di una serie di chiese, celle monacali e piazze.

Secondo quanto emerso, alcuni monaci si erano insediati sui monti che abbracciano la cittadina ben prima dell'arrivo della comunità albanese con insediamenti risalenti addirittura a 10 secoli prima.

«C'è una concentrazione nella zona di Lungro – dichiara l’arch. Mattanò ai nostri microfoni - di un monachesimo, mille anni antecedente l'insediamento degli italo-arbanesi. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che gli italo-arbanesi, che erano chiaramente greci e venivano dal Peloponneso, cercarono di insediarsi in quel sito o in quei luoghi dove una lunghissima tradizione avrebbe consentito loro di conservare quello che a loro era più a cuore, cioè il radicamento liturgico della loro esistenza.»

Un'ipotesi, questa, che stravolge la tradizionale narrazione delle origini del monachesimo italo-greco nell'area, retrodatando la loro presenza di un millennio.

Si tratterebbe di una rivelazione di grande importanza, che non solo apre nuovi scenari sulla storia di Lungro, ma che potrebbe anche fornire un tassello fondamentale per la comprensione della spiritualità del territorio e delle sue radici più antiche e profonde. La ricerca ha fornito prove tangibili di una presenza eremitica e monacale che precede di secoli le ondate migratorie che hanno plasmato l'identità attuale della regione.

Questo annuncio promette di stimolare un rinnovato interesse per le indagini storiche e archeologiche nell'area e di dare il via a un dibattito acceso tra studiosi e appassionati. La scoperta rappresenta un nuovo punto di partenza per esplorare le origini del monachesimo calabrese, confermando una ricchezza storica e spirituale ancora in gran parte da svelare.