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      Corigliano Rossano: il giusto mix tra bellezze naturali, storiche, architettoniche e… culinarie | FOTO

      Viaggio con un immaginario Cicerone che ci porta alla “scoperta” degli angoli nascosti e meno noti della città “fusa” ma dalle tradizioni ultramillenarie
      Luca Latella
      9 luglio 202511:42
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      Corigliano Rossano: il giusto mix tra bellezze naturali, storiche, architettoniche e… culinarie | FOTO

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      L’aristocratica e culturale Rossano e la laboriosa e commerciale Corigliano. Un mix perfetto, esplosivo nelle potenzialità di sviluppo e nelle loro bellezze, siano esse naturali, storiche o architettoniche, e dal fascino irresistibile che tutti meriterebbero di goderne. Un “giro” – a dire il vero Corigliano Rossano vale ben più di una gita fuori porta – è sostanzialmente d’obbligo se si vogliono attraversare, in un colpo solo, secoli di storia, peraltro anche molto variegata, semplicemente perché la città “nuova” ed il territorio offrono tanto e per tutti i gusti. Il mare pulito, i sentieri montani per esperienze di trekking incredibili, tra cascate naturali e panorami mozzafiato, gli oltre 130 palazzi nobiliari di Rossano Alta, uno dei castelli meglio conservati in Italia nel cuore del borgo antico coriglianese, le chiese bizantine, i murales di Schiavonea, l’enogastronomia locale. 

      Insomma, qualche buon motivo per recarsi in visita nella terza città della Calabria per abitanti, la prima per estensione territoriale – con quei 20 minuti necessari a passare dalla battigia ai mille metri d’altitudine – c’è. Eccome se c’è. Immedesimandoci in un novello Cicerone non possiamo non accennare alla storia delle due città, fuse dal 2018. Corigliano Rossano vanta due centri storici meravigliosi, caso più unico che raro di città “a due teste”. L’aristocratica Rossano, con un passato di “capitale” dell’impero bizantino d’Occidente, sede dello “stratega”, fondata dagli Enotri nel XI secolo a.C., ha vissuto il suo periodo di maggiore splendore proprio sotto la dominazione Bizantina.

      Le decine di chiese risalenti a quel periodo, dislocate un po’ ovunque nel centro storico, ne testimoniano ampiamente il passaggio. Partendo dalla Cattedrale dell’Achiropita, la madonna “non dipinta da mano umana”, meritano certamente una visita la chiesetta della Panaghia, l’oratorio di San Marco – sorella della basilica di Stilo, oggi chiusa dopo lo smottamento di un muro esterno di contenimento – le antichissime cinque porte d’ingresso alla città e certamente un’affasciante e imperdibile passeggiata tra i vicoli dei quartieri, possibilmente in primavera, o nel periodo pasquale, per assaporarne la storia. Da non perdere assolutamente anche le tappe prima al Museo diocesano e del Codex Purpureus Rossanensis – in cui vi è custodito l’evangelario purpureo, uno dei manoscritti più antico al mondo, da qualche anno annoverato quale patrimonio dell’Unesco, ma non solo – e poi, “fuori” porta, all’Abbazia del Patire, fondata intorno al 1095 dal monaco e sacerdote Bartolomeo di Simeri.

      Corigliano Alta mostra una storia molto diversa rispetto a quella rossanese, essendo più “feudale”: il maestoso maniero – da visitare assolutamente – domina la città dall’alto, come nelle più classiche strutture sociali di quei secoli. L’origine conosciuta del borgo antico coriglianese che vediamo oggi risalirebbe al 977 d.C. ma la città viene fondata secoli prima dagli Ausoni. È comunque intorno all’anno mille, sotto la dominazione normanna che Corigliano inizia a splendere, anche per desiderio di Roberto il Guiscardo che decide di edificarvi un castello che nei secoli passera dai Sanseverino, ai Saluzzo di Genova, ai Compagna di Longobucco.

      Tutte da visitare le bellissime chiese dedicate a Sant’Antonio, la chiesa di S. Maria Maggiore, la chiesa dei SS Pietro e Paolo con la sua splendida facciata neoclassica, la cappella di Sant’Agostino nel castello, e Sant’Anna, nei pressi dell’ospedale, il santuario di San Francesco di Paola che testimonia il passaggio del santo patrono della Calabria. E come a Rossano, è irrinunciabile anche a Corigliano una passeggiata nei quartieri della città alta. Ma se Codex, Castello, Acquapark, Museo Amarelli, Schiavonea, sono tappe che fanno parte di quel viaggio turistico dell’immaginario collettivo, c’è tanto altro da vedere (e da fare) (clicca su avanti per leggere “La Via dei Mulini”)

      La via dei Mulini

      Per gli amanti “scarpinatori”, cinque chilometri che si snodano partendo da Piazza Steri, cuore del centro storico di Rossano per poi raggiungere la chiesa di San Marco, l’oratorio del Pilerio e giù – attraverso un antica mulattiera – fino a raggiungere la valle del torrente Celadi e dei mulini. Risalendo da un’altra via che attraversa “Porta Giudecca”, di ritorno, si può visitare il Museo diocesano e, tra le viuzze tortuose, si possono ammirare splendidi palazzi nobiliari (clicca su avanti per leggere “I Murales di Schiavonea”)

      I murales di Schiavonea

      Nell’ambito di un progetto di rigenerazione urbana pensata e realizzata da un’associazione del posto, Schiavonea e Sant’Angelo Puliti, nel borgo marinaro sono state realizzate una trentina di opere d’arte, realizzati anche da noti artisti calabresi e sui temi più disparati. Il celebre murales di Gattuso campione del mondo, il “pescatore”, quelli dedicati alla pesca, altri che raccontano la storia di grandi personaggi.  Le opere rievocano amore, rispetto, la battaglia della violenza sulle donne, l’ambiente, il mare, la pesca (clicca su avanti per leggere “Il trekking”)

      Il trekking

      Per gli amanti delle lunghe passeggiate, Corigliano Rossano offre infinite possibilità, anche grazie ad un’orografia favorevole ed alla posizione delle due città, situate alle pendici della Sila Greca. I sentieri che si snodano lungo i torrenti Cino e Coriglianeto, attorno all’Abbazia del Patire, nell’area della Finaita e di Sant’Onofrio, tra vallate meravigliose, come quella già citata del Coriglianeto, dei torrenti Colognati (d’estate ci si può fare il bagno in alcuni tratti in altura) sono il meglio che il territorio coriglianorossanese può offrire agli amanti del trekking e della natura (clicca su avanti per leggere “La cucina”)

      La cucina

      Carne, pesce che sia, verdure e produzioni enologiche d’eccellenza, coccolano il viaggiatore tra una tappa e l’altra. Sua maestà la sardellina, ‘a sardedd’ – la cui pesca è stata vietata dall’Ue, ma se si è fortunati la si trova ancora – è una della regine della cucina, con molti tipi di pesce azzurro come le alici, cucinate nei modi più svariati. Deve essere rigorosamente piccante, ma anche “scattiata”, “pip’ ‘è pummalor”, che sono la “morte sua”. Non mancano trattorie, bistrot, ristoranti, agriturismi, in cui non si pranzi e ceni esaltando il gusto tipico della zona, anche con le carni; su tutti alcuni tipi di spezzatino e l’immancabile must delle polpette, anche di ricotta, meriterebbero da sole una capatina, magari accompagnando il tutto da “rossi” locali ed un bel piatto di “lumingian’ a ra schipecia”, “pip’ ‘è patat” e “nu menzett” di “sozizz’ ‘è rap” con una “spolverata” di piccantissima salsiccia. A Schiavonea bisogna chiedere i pisc’ arriganati, le sarde, il baccalà. Da queste parti si chiude con una bella fetta di pecorino o di caciocavallo rigorosamente podolico mentre per gli amanti del dolce possono godere di prelibatezze come i “cullurielli”, i “bucc’nott”, le “crucette” (clicca su avanti per leggere “Le feste”)

      Le feste

      Perché visitare Corigliano Rossano in alcuni periodi dell’anno? Per godersi i fuochi di San Marco nella notte tra il 24 ed il 25 aprile, che ricordano la popolazione in strada, a scaldarsi col fuoco e scambiandosi del cibo e del vino subito dopo la scossa del fortissimo terremoto del 1836. A Corigliano, il giorno dopo, il 25 aprile, si concludono le celebrazioni dedicate a San Francesco di Paola, santo co-patrono della città. San Francesco ricade il 2 aprile ma viene celebrato con la festa “i ri vincicinhi”, nei giorni 23, 24 e 25 aprile. “I vincicinchi” ed i fuochi di San Marco, traggono origine dallo stesso accadimento: il terribile terremoto del 25 aprile 1836 (clicca su avanti per leggere “Il mare”)

      Il mare

      Corigliano Rossano si “affaccia” su 38 chilometri di costa. Tra Schiavonea, Sant’Angelo e le contrade marine c’è l’imbarazzo della scelta sia per servizi quali lidi e bagni, villaggi, resort – anche di lusso – che per fruire di spiagge libere. Poco più a nord della città, le bandiere blu ottenute da Villapiana, Roseto Capo Spulico e Rocca Imperiale testimoniano la qualità delle acque ioniche e con molte spiagge ancora quasi incontaminate (clicca su avanti per leggere “Le grotte eremitiche”)

      Le grotte eremitiche

      Il centro storico di Rossano e le sue immediate vicinanze è caratterizzato da innumerevoli grotte, segno del passaggio di una civiltà rupestre che ancora oggi fa fatica ad essere riconosciuta e svelata. Un’identità scavata nel tufo da una comunità che viveva di pastorizia e agricoltura e che ha dato vita ad un insediamento trogloditico. Ottimamente conservate quelle del quartiere Penta o lungo la vallata del Celadi (clicca su avanti per leggere “I giganti di Cozzo del Pesco”)

      I giganti di Cozzo del Pesco

      Poco più in alto dell’Abbazia del Patire, gli amanti degli ambienti naturalistici potranno godere dei “Giganti di Cozzo del Pesco”, un bosco di 102 enormi castagni vecchi di 800 anni, al cui interno entrano anche cinque, sei persone. Scoperto intorno alla metà degli anni ottanta dal Wwf calabrese e dall’Orto Botanico dell’Università della Calabria, nel 1998, è stata istituita un’oasi naturalistica affidata al Wwf.

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      Corigliano Rossano

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