Il carcere spiegato agli studenti, un progetto di Annamaria Verre, giurista e mediatrice penale, ha messo a confronto gli alunni del polo tecnico scientifico Brutium di Cosenza con l’esperienza della detenzione. A dialogare con i ragazzi rappresentanti delle forze dell’ordine ed operatori dell’ambito giudiziario.

Dopo i saluti della dirigente scolastica Rosita Paradiso e del Centro Provinciale di Istruzione Adulti, Clementina Iannuzzi, hanno introdotto l’appuntamento  il capitano dei carabinieri Mariachiara Soldano, comandante della compagnia di Rende, ed Enrico Marchianò, presidente del Club Unesco di Cosenza. Sono poi intervenuti, dialogando con gli alunni e le alunne dell’istituto scolastico, il garante regionale dei diritti delle persone detenute Luca Muglia, la responsabile dell’osservatorio carcere della Camera Penale di Cosenza Chiara Penna ed il presidente della stessa Camera Penale Roberto Le Pera.

«I ragazzi devono essere consapevoli su quali siano le conseguenze che derivano dalle condotte devianti. Per questo è importante sensibilizzarli verso la cultura delle regole» ha affermato la promotrice dell’iniziativa Annamaria Verre. Progetti sociali, educativi ed occupazionali contribuiscono a creare le condizioni per il riscatto dei reclusi. Ma vi è anche un’altra realtà con cui bisogna fare i conti: quella della situazione in cui versano i penitenziari italiani, alle prese con gravi problemi strutturali, di igiene e di sovraffollamento.

Un degrado che incide sulla salute mentale dei reclusi ed anche su quella di chi vi lavora, compresi gli agenti penitenziari ed il personale amministrativo: «Le neuroscienze ci confermano che dopo soli tre mesi di detenzione le facoltà mentali della persona si riducono sensibilmente – avverte il garante regionale dei detenuti Muglia – Sovraffollamento e carenza di organico le piaghe irrisolte del sistema detentivo. Attualmente mancano non solo gli addetti alla vigilanza ma anche gli educatori socio-psico-pedagogici, con riflessi negativi rispetto alle opportunità di reinserimento nella società dei soggetti che tornano in libertà dopo aver scontato la pena. In alcuni casi non hanno alcuna rete, neppure familiare su cui possono contare e finiscono col delinquere nuovamente».   

Le difficili condizioni di detenzione determinano una impennata dei suicidi, sottolineata a Cosenza da una iniziativa della Camera Penale che ha collocato all’interno del tribunale un contatore delle vittime in Italia dall’inizio dell’anno: «Un contatore definito macabro – ha detto il presidente Roberto Le Pera – e però utile affinché, all’ingresso del palazzo di giustizia, tutti ricordino che in questo Paese nelle carceri si toglie la vita una persona ogni due giorni. 1743 vittime negli ultimi trent’anni, 21 dall’inizio del 2024. Anche questa è pena di morte».