Elena Hoo sorseggia un caffè ristretto, poggia il bicchiere di plastica sul tavolino ed esclama: «Sono una combattente, però in questo caso ho il dovere di salvaguardare l’interesse di tutti gli iscritti». I commissari prefettizi del Comune le hanno intimato di lasciare la sede entro il 20 agosto: lei accetta di parlare pubblicamente della vicenda, ma teme che una parola di troppo possa mettersi di traverso. «La richiesta è irricevibile. Organizzare il trasloco, in questo periodo, sarebbe impossibile. E poi, per andare dove?»

Appena pensionata e forte di una lunga esperienza nelle attività sociali della Cgil, Elena Hoo – sostenuta da cinque colleghi – nel 2015 fonda l’Auser di Rende. «Abbiamo vagato per anni. Dalla Biblioteca civica di Quattromiglia, al Museo del Presente. Senza dimenticare le stanze messe a disposizione dalla benevolenza di qualche privato».

Nel 2019 Elena e gli altri volontari – nel frattempo diventati una quarantina – ristrutturano l’edificio abbandonato di via Panagulis, che in passato aveva ospitato alcune classi dell’Istituto comprensivo “De Coubertin”. Le iscrizioni aumentano e la scuola chiede al Comune di riavere la disponibilità di quei locali.

“Vi ho appena trovati e non voglio perdervi. Senza di voi non ho più niente“. Elena Hoo si commuove fino alle lacrime pensando alle parole di un’anziana signora, piegata da un grande dolore ed entrata a far parte di Auser lo scorso mese di giugno. «Da quando si è diffusa la notizia dello sfratto, il mio telefono non smette di squillare. I soci mi chiamano tutti i giorni per avere informazioni. Io rispondo che le attività andranno avanti, a costo di svolgerle a casa mia».

La sede di Auser è un microcosmo di vite, altrimenti destinate all’isolamento sociale e facili prede della depressione. Il senso di inutilità lascia spazio a una nuova consapevolezza di sé e dei propri talenti. C’è ancora tanto da fare e da scoprire. La morte – a lungo evocata – si nasconde in un angolo e rimane ad aspettare: non sembra avere troppa fretta. «Ognuno dei nostri 261 iscritti sostiene di essere rinato. Il piacere di stare in compagnia prende il posto della solitudine. Molti si ritrovano dopo anni di lontananza e faticano a crederci».

In attesa di una convocazione che tarda ad arrivare, Elena Hoo sfoglia una copia del documento consegnato ai commissari prefettizi: dentro c’è la storia di Auser e lei non permetterà a nessuno di trasformarla in un album dei ricordi. Impegno e dedizione oltrepassano i confini delle pagine.

Auser è palestra e cura del corpo. Auser è biblioteca sociale, con i duemila volumi di storia e filosofia donati dalla vedova di Ugo Piscitelli, sindaco di Mendicino. Auser è cinema, con il proiettore e le cento sedie. Auser è pittura, disegno. Auser è laboratorio digitale. Auser è un telefono sociale che passa di mano in mano perché, se qualcuno chiama, dev’esserci sempre una voce amica disposta ad ascoltare. Auser è università popolare. Auser è teatro e musica. Auser è il welfare che mancava e la passione di volontari che lavorano da mattina a sera, senza guadagnare un euro. Auser è tanto altro ancora.

Auser è – soprattutto – l’Auser di Rende. Almeno per adesso. «Ci dispiacerebbe tradire l’idea iniziale ma, se il Comune non troverà una valida alternativa alla sede che ci chiede di lasciare in tutta fretta, valuteremo l’ipotesi di trasferirci a Cosenza». Elena Hoo recupera il bicchiere di plastica che aveva adagiato sul tavolino e manda giù l’ultimo sorso di caffè: ha tutta l’aria di una che non molla.