Il 22enne Emmanuel Pio Pastore sviluppa un sistema rapido e preciso per prevedere la sepsi in 24 ore e viene invitato al congresso Bioimeic 2025 in Algeria
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A volte l’avanguardia scientifica arriva da dove meno te lo aspetti. Come dall’aula di un corso di laurea triennale, dove Emmanuel Pio Pastore, 22 anni, nato a Castrovillari e studente di Biologia all’Università della Calabria, ha sviluppato un modello predittivo che potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce della sepsi, come racconta la Gazzetta del Sud.
Non si tratta di una ricerca di gruppo né di un lavoro coordinato da un team di laboratorio: lo studio porta la sua sola firma. Ed è bastato a proiettarlo sulla scena internazionale, con l’invito ufficiale al congresso mondiale Bioimeic 2025 organizzato dall’Université de Tlemcen in Algeria, tra le principali conferenze dedicate alla bioingegneria. A confrontarsi con lui c’erano gruppi di ricerca provenienti da Europa, Africa e Stati Uniti, oltre a figure di riferimento internazionale come Habib Zaidi, luminare della fisica medica e tra i ricercatori più citati al mondo.
Il modello elaborato da Pastore si basa sull’analisi dei trascritti genetici del sangue e permette di prevedere, con oltre il 75% di accuratezza, il rischio che un paziente sviluppi una sepsi grave entro 24 ore dall’arrivo in ospedale. La vera innovazione, però, non è solo la precisione: è la velocità. Mentre i precedenti sistemi richiedevano l’analisi di decine o centinaia di geni – e quindi tempi lunghi e poco compatibili con l’urgenza clinica – la sua proposta si fonda su un pannello minimo di appena 6-7 geni, analizzabili nel giro di poche ore.
In concreto significa fornire ai medici uno strumento tempestivo, capace di orientare subito le decisioni terapeutiche: chi va trasferito in terapia intensiva, chi può essere stabilizzato e monitorato. Una svolta potenziale in un ambito, quello della sepsi, che rappresenta una delle principali cause di morte in ospedale.
Il giovane ricercatore calabrese non è nuovo al mondo accademico internazionale: ha già firmato articoli su riviste prestigiose come Springer Nature, Elsevier e Oxford University Press. Ma rifiuta la retorica dell’enfant prodige e preferisce parlare di gratitudine:
«Sono riconoscente all’Université de Tlemcen per l’opportunità e ai professori Peppino Sapia e Francesco De Rango dell’Unical per il loro sostegno costante. Mi piacerebbe continuare questo percorso in Calabria, senza dover andare altrove. Qui servirebbe un laboratorio attrezzato per la bioingegneria e la bioinformatica: sarebbe un investimento prezioso non solo per me, ma per tanti studenti come me».
Un appello che risuona come una sfida al destino dei talenti meridionali: restare per costruire, non partire per sopravvivere.

