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Toghe cosentine in lutto per la scomparsa del giudice Carmelo Copani avvenuta ieri all’età di 83 anni. In magistratura dal 1965, Copani è stato anche presidente del Tribunale di Cosenza e ha lasciato un segno profondo nella cultura giuridica della città. Cattolicissimo, autore di diverse di pubblicazioni, lascia un ricordo formidabile in quanti lo hanno conosciuto e in chi ha avuto la fortuna di lavorare al suo fianco.
Se quello della “solitudine del giudice” è un concetto oggi abusato da usurpatori e usurpatrici, lui si può dire che ne abbia fatto sempre una filosofia di vita. Amava citare spesso la massima di un vecchio magistrato relativa al “sospetto” che insegue un giudice per tutta la vita: «Siete ammantati della vostra toga e pensate che ciò possa bastare a proteggervi, ma tutti vorrebbero piegarvi alla loro influenza; siete rigido e vi dicono senz’anima; servite la vostra funzione con umanità e vi definiscono un sentimentale; riconoscete il diritto di un potente e vi sussurrano che la giustizia è fatta per i ricchi; proteggete i diritti di un povero e vi chiamano demagogo; alternativamente siete un incapace per chi perde le causa e un luminare per chi la vince».
Fra i primi a esprimere cordoglio c’è l’onorevole Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. «Con la morte di Carmelo Copani – ha affermato – Cosenza perde una figura di grande spessore umano. Presidente del Tribunale, giudice preparato e integerrimo, imparziale. Insieme al presidente Morano è stata una figura di primissimo piano della magistratura giudicante cosentina, l’esempio di come debba essere e apparire un magistrato».

