Supervisionerà il progetto tecnico di tutte le compagini rossoblù e fotografa gli ambiziosi programmi di una società in ascesa
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C’è un filo rosso che lega i capitoli più gloriosi del basket cosentino, e quel filo ha il volto e gli occhi appassionati di Tonino Lorenzi. Coach riconosciuto a livello nazionale, tecnico che ha forgiato generazioni di talenti, oggi veste un ruolo duplice nella Pirossigeno Cosenza Basket: Supervisore Tecnico di tutte le squadre e Head Coach dell’Under 19. La sua adesione al progetto non è un omaggio al passato, ma un investimento sul futuro. Con l’energia di chi ancora crede che una palestra sia anche una scuola di vita, il Prof ci racconta la sua visione per questa nuova ed esaltante avventura cestistica…
Prof Lorenzi, dopo decenni in panchina cosa l’ha spinta a questo nuovo impegno?
«L’entusiasmo contagioso di chi sta costruendo qualcosa di pulito. Quando Claudio Carofiglio e Davide Durantini mi hanno esposto il progetto, ho visto la stessa luce negli occhi che ho sempre avuto io. Qui non si cerca il risultato facile: si vuole seminare. E un contadino non tradisce mai la sua terra».
Cosa significa “supervisione tecnica” nel concreto?
«Significa cucire un’identità unica dai ragazzi della Serie D agli Under. Non vogliamo tante squadre, ma tanti anelli di una stessa catena. Controllerò ogni allenamento. Discuterò gli schemi con gli allenatori. Osserverò i ragazzi. La mia porta sarà sempre aperta: se un tecnico ha un dubbio, sarò lì. Non per imporre, ma per suggerire e aprirmi al confronto».
La sua Under 19 la segue da due anni: che eredità le porterà in Pirossigeno?
«Un patto di ferro fatto di tre parole: ascolto, sacrificio, lealtà. Questi ragazzi sanno che non accetto alibi. Ma sanno anche che darei la vita per loro. Ci siamo rammaricati insieme dopo una sconfitta e gridato insieme per una vittoria. Questo non si cancella: è il cemento con cui continueremo a costruire».
Il rapporto con la dirigenza è speciale: Carofiglio, Durantini e Fabio Lorenzi, suo figlio…
«Claudio Carofiglio è un’entusiasta, capace di infondere passione e determinazione con piglio scanzonato ma estremamente professionale. Con Davide Durantini è un ritorno alle origini: l’ho visto ragazzino “guerreggiare” con la palla a spicchi, oggi lo vedo dirigente con la stessa fame. Con Fabio… è la chiusa di un cerchio. Lui è il professionista che è perché ha respirato basket sempre. Sa che lo tratterò come gli altri: con il massimo rigore. Il suo impegno sarà doppio, sia come dirigente della Pirossigeno sia come delegato della Federazione italiana Pallacanestro. Dovrà lavorare duro…».
Qual è il primo insegnamento che trasmetterà a tutti i tecnici della società?
Che un allenatore è un artigiano di coscienze, non un venditore di vittorie. Chiederò loro di guardare negli occhi i ragazzi dopo un errore, non di voltarsi. La partita più importante non è in calendario: si gioca nell’anima di un adolescente, di un uomo che sceglie se crederci ancora».
Cosa direbbe ai genitori che affidano i figli alla Pirossigeno?
«Prometto loro tre cose: onestà, chiarezza e passione. Non trasformeremo i vostri figli in campioni della Nba. Ma se lavoreranno con noi, si divertiranno, diventeranno uomini che sanno lottare, rispettare l’avversario e rialzarsi dopo un fallimento. E questo, nella vita, vale più di mille trofei».
Un sogno per questa stagione?
«Fare gruppo. Creare un’atmosfera calda e accogliente in palestra. Vedere tutti i ragazzi, dagli Under a quelli della serie D, coinvolti e complici tra di loro. Senza differenze. Senza prime donne. Perché quando l’ultima riserva sente di essere importante come il capitano, abbiamo già vinto tutto».