venerdì,Marzo 29 2024

Voto di scambio a Castrolibero, Orlandino Greco non andrà in carcere

Il gip distrettuale di Catanzaro Assunta Maiore ha rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti del consigliere regionale candidatosi ed eletto nel 2014 nella coalizione che sosteneva Mario Oliverio. Arrestato invece Mario Esposito per associazione mafiosa: per la Dda di Catanzaro è un affiliato del clan “Rango-zingari”. Anche Aldo Figliuzzi rimane indagato a piede

Voto di scambio a Castrolibero, Orlandino Greco non andrà in carcere

Il gip distrettuale di Catanzaro Assunta Maiore ha rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti del consigliere regionale candidatosi ed eletto nel 2014 nella coalizione che sosteneva Mario Oliverio. Arrestato invece Mario Esposito per associazione mafiosa: per la Dda di Catanzaro è un affiliato del clan “Rango-zingari”. Anche Aldo Figliuzzi rimane indagato a piede libero.

Orlandino Greco non andrà in carcere. Almeno per il momento. La decisione è del gip Distrettuale di Catanzaro Assunta Maiore che ha firmato un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di Mario Esposito, detto “Boccolotto”, indagato per associazione mafiosa – ritenuto affiliato al clan “Rango-zingari” – e voto di scambio.

Il consigliere regionale, eletto nel 2014 nella coalizione che sosteneva Mario Oliverio, rimane indagato a piede libero: su di lui pesano le accuse di voto di scambio e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Troviamo inusuale che la Dda di Catanzaro – sempre pronta a convocare conferenze stampa per illustrare inchieste antimafia importanti o di altro genere – non abbia deciso di incontrare i cronisti. Il procuratore capo Nicola Gratteri, forse, ha ritenuto di tenere un profilo basso visto che l’indagine condotta dai carabinieri di Cosenza era nata con ben altre aspettative ma tuttavia l’ordinanza del gip di Catanzaro, nonostante non abbia concesso gli arresti sia per Greco sia per Aldo Figliuzzi, evidenzia un quadro indiziario grave che tuttavia manca di riscontri individualizzanti concreti da ascrivere ai due politici che negli anni 2000 hanno gestito il comune di Castrolibero.

I pentiti in alcuni casi confermano determinati fatti ma nel caso della consegna dei soldi in cambio dei voti non vi è una dichiarazione che confermi quella precedente. Per il gip il discorso relativo alle minacce ad Orlandino Greco costituisce un elemento molto importante che deve essere inserito in un contesto nel quale gli amministratori di Castrolibero si erano rivolti al clan “Bella bella” per ottenere sostegno elettorale. L’incontro tra Fabio Bruni – affermano gli inquirenti – e Orlandino Greco rientra in questa valutazione. I pentiti (Ernesto Foggetti, Adolfo Foggetti, Marco Massaro, Daniele Lamanna ed Edyta Aleksandra Kopaczynska), dunque, raccontano, confermano le dichiarazioni dell’uno e dell’altro, ma quando devono andare oltre non riescono ad irrobustire la richiesta di misura cautelare.

In una vicenda che secondo il giudice fotografa un comportamento illecito da parte del clan “Bella bella” che scomoda i suoi affiliati per andare dal sindaco Greco, in quanto si sentono creditori di qualcosa, l’attuale consigliere regionale – parlando ai magistrati della Dda di Catanzaro – si dice vittima della mafia che lo minacciò nel 2009. Tuttavia, secondo i collaboratori di giustizia l’ex sindaco di Castrolibero nei primi anni del 2000, più precisamente tra il 2002 e il 2003, avrebbe chiesto i voti alla cosca di Bruni “bella bella” in cambio di posti di lavoro in una cooperativa e addirittura elargendo somme di denaro nei confronti dei presunti affiliati all’associazione mafiosa. Pentiti, quindi, reo confessi e primi accusatori dei politici. In particolare, Ernesto Foggetti avrebbe descritto tutti i vari passaggi, ovvero dal procacciamento dei voti alle assunzioni avvenute in quel periodo in favore dei presunti sodali del clan che – secondo quanto dichiarato da lui stesso – si recavano sul posto di lavoro raramente.

Nel ripercorrere la storia giudiziaria dell’indagine si evince anche un consumo di droga eccessivo da parte di uno degli indagati che dopo aver chiesto un grosso quantitativo di cocaina ad Adolfo Foggetti, quest’ultimo gli avrebbe detto: «“Minchia cumu ci mini…”». Ma l’inquisito chiarisce che la sostanza stupefacente sarà divisa con altri dipendenti del comune di Castrolibero.

E’ evidente che la decisione di non comunicare agli organi d’informazione l’esito dell’ordinanza relativa ai mancati arresti dei politici di Castrolibero, porti la Dda di Catanzaro a presentare immediatamente ricorso al tribunale del Riesame di Catanzaro al quale si rivolgerà l’ufficio inquirente coordinato da Gratteri per richiedere di nuovo la misura cautelare nei confronti degli indagati coinvolti nell’inchiesta. Gli avvisi di garanzia erano stati notificati anche a Ernesto Foggetti, Roberto Violetta Calabrese, Marco Massaro, Vincenzo Foggetti e Marco Foggetti. (Antonio Alizzi)

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