Banda criminale dedita ai furti, le indagini e i nomi dei sette arrestati [VIDEO]
Sono finiti in manette i presunti componenti di una banda criminale, oggetto di un’ordinanza cautelare emessa dal tribunale di Cosenza su richiesta della procura di Cosenza, a seguito delle indagini condotte congiuntamente dalla Squadra Mobile di Cosenza e dal Norm dei carabinieri della Compagnia di Cosenza. I sette indagati rispondono di concorso in furto aggravato
Sono finiti in manette i presunti componenti di una banda criminale, oggetto di un’ordinanza cautelare emessa dal tribunale di Cosenza su richiesta della procura di Cosenza, a seguito delle indagini condotte congiuntamente dalla Squadra Mobile di Cosenza e dal Norm dei carabinieri della Compagnia di Cosenza.
I sette indagati rispondono di concorso in furto aggravato e non associazione per delinquere. Secondo gli investigatori avrebbero compiuto diversi furti sia a Cosenza sia in provincia, colpendo in particolar modo le scuole e gli uffici pubblici: l’Anagrafe del Comune di Cosenza, gli uffici dell’Asp di Cosenza, la sede della Cgil, una struttura riabilitativa, il centro sportivo di Rende, il teatro “Morelli” di Cosenza e un ristorante di Camigliatello Silano. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, la Squadra Mobile ha rinvenuto due pistole, un coltello e una cesoia.
I NOMI. In carcere sono finiti Mirko Capizzano (22 anni), Francesco Pace (34 anni), Francesco Spina (26 anni), Luca Cristiano (36 anni), Mario Sacco (54 anni), Diego Spina (20 anni) e Marco Mauro (32 anni), quest’ultimo finito ai domiciliari. Il procuratore capo Spagnuolo ha dichiarato che «sono furti estremamente gravi, perché provocano un danno alla società civile».
RAPINA IN GIOIELLERIA. Tornano in libertà i fratelli De Grandis, Francesco e Sinibaldo Vincenzo, di 25 e 29 anni, sospettati di aver compiuto la rapina due giorni fa ad una gioielleria, nella quale è rimasta ferita anche la proprietaria. Il pm Antonio Bruno Tridico ritiene non sufficienti gli indizi, escludendo il pericolo di fuga dei due, due presupposti per convalidare un decreto di fermo. «Le indagini proseguiranno e gli indizi trovati saranno oggetto di attenta valutazione», ha concluso il procuratore Spagnuolo. (a. a.)