Prendocasa, corteo in città e occupazione simbolica: «Casa per tutti»
Il comitato Prendocasa Cosenza ha evidenziato come lo stabile da cui furono sgomberati tre anni fa sia «abitato soltanto dalla polvere». Poi fornisce nuovi input a Palazzo dei Bruzi. Ieri pomeriggio Prendocasa Cosenza ha dato vita ad un corteo lungo le strade della città e, simbolicamente, è stato occupato uno stabile vuoto e inutilizzato da anni in via
Il comitato Prendocasa Cosenza ha evidenziato come lo stabile da cui furono sgomberati tre anni fa sia «abitato soltanto dalla polvere». Poi fornisce nuovi input a Palazzo dei Bruzi.
Ieri pomeriggio Prendocasa Cosenza ha dato vita ad un corteo lungo le strade della città e, simbolicamente, è stato occupato uno stabile vuoto e inutilizzato da anni in via Minzoni, in una traversa di corso Mazzini, di proprietà delle suore dell’ordine del “Verbo Incarnato”. Lo stesso stabile fu già occupato in passato insieme a diversi nuclei familiari per circa un mese. «Il 15 maggio del 2014, con un’operazione di polizia che paralizzò tutto il centro città – si legge in una nota – fummo sgomberati dopo ore di resistenza. A distanza di tre anni ad abitarlo è esclusivamente la polvere».
Il comitato Prendocaa che lotta in città per risolvere l’emergenza abitativa, ha srotolato uno striscione che sintetizza chiaramente la loro rivendicazione: “Casa per tutti e tutte” c’era scritto sul drappo esposto dal balcone. «Nonostante le forze dell’ordine abbiano tentato di fermare la nostra azione rivendicativa e simbolica – si legge nella nota – ancora una volta con la nostra determinazione abbiamo avuto la meglio segnando un’importante giornata di lotta. In questa città si continua a costruire assecondando gli interessi dei palazzinari e non i bisogni dei cittadini, si assiste al clamoroso paradosso che vede l’aumento delle percentuali degli alloggi vuoti, ma anche dei “senza casa”».
L’analisi di Prendocasa è impietosa. «Mentre il governo Renzi-Gentiloni spende circa 7 miliardi di fondi pubblici per salvare la banca Monte dei Paschi di Siena, le famiglie in tutta Italia si confrontano con il dramma della crisi economica: disoccupazione, aumento degli affitti, sfratti per morosità ed emergenza sanitaria. In tantissimi anche a Cosenza sono costretti a vivere per strada o in situazioni di massima precarietà. Palazzo dei Bruzi, per combattere l’emergenza abitativa, invece di autorecuperare i palazzi vuoti o sottoutilizzati, è alla ricerca di alloggi privati, operazione che verserà nelle casse dei proprietari migliaia di euro ogni anno». A
Prendocasa cita l’esempio di un ingegnere proprietario di una soluzione abitativa a via Rivocati, al quale ogni anno il comune verserebbe circa 150mila euro. «Nonostante esempi clamorosi come questo, la linea politica relativa alle emergenze abitative non cambia. Ennesimo regalo ai signori della rendita. Ai piani strutturali si preferiscono soluzioni tampone, segno di totale ottusità e incapacità politica. Mentre si progettano grandi opere e l’attenzione politica è concentrata sulle trattative tra Oliverio e Occhiuto, sul tema dell’autorecupero registriamo un assoluto silenzio da parte dell’amministrazione comunale. Solo qualche slogan ripetuto nelle interviste e anche durante la recente iniziativa svoltasi nelle sede del CONI, promossa dal primo cittadino. Quando i fatti? Delle belle parole non sappiamo cosa farcene. Non possiamo accettare piccoli interventi a mo’ di contentino, è una priorità politica assoluta rispetto alla quale continueremo a fare pressione».
Prendocasa chiude il suo interveto rivendicando una serie di diritti. «Si millanta la costruzione di un nuovo ospedale, mentre i malati, abbandonati nelle corsie, muoiono. Non possiamo accettare giochi di potere sulla nostra pelle: la salute è un diritto più forte dei metri cubi di cemento. Il Centro Storico crolla a pezzi di fronte agli occhi indignati di chi prova ostinatamente e con passione ancora a viverlo, ma l’amministrazione Occhiuto pensa bene di progettare addirittura un’ovovia. Per trasportare cosa? Le macerie di un quartiere abbandonato a se stesso, forse?».