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“CUMBERTAZIONE” | Barbieri rimane in carcere, ma il Riesame gli riconosce il concorso esterno in associazione mafiosa

L’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, arrestato nel mese di gennaio scorso nell’ambito delle due operazioni antimafia “Cumbertazione” e “Cinque Lustri”, coordinate rispettivamente dalla Dda di Reggio Calabria e dalla Dda di Catanzaro, rimane in carcere. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame di Reggio Calabria, al quale aveva fatto ricorso l’indagato attraverso il suo avvocato di

“CUMBERTAZIONE” | Barbieri rimane in carcere, ma il Riesame gli riconosce il concorso esterno in associazione mafiosa

L’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, arrestato nel mese di gennaio scorso nell’ambito delle due operazioni antimafia “Cumbertazione” e “Cinque Lustri”, coordinate rispettivamente dalla Dda di Reggio Calabria e dalla Dda di Catanzaro, rimane in carcere. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame di Reggio Calabria, al quale aveva fatto ricorso l’indagato attraverso il suo avvocato di fiducia.

La novità sostanziale, rispetto alle accuse mosse dagli inquirenti reggini, è che i giudici del Riesame hanno riconosciuto all’indagato il concorso esterno in associazione mafiosa.

Secondo la Dda di Reggio Calabria, invece, Barbieri avrebbe fatto da prestanome al clan Piromalli di Gioia Tauro. Un’accusa che lo aveva portato direttamente in carcere, prima col decreto di fermo emesso dal procuratore capo Federico Cafiero de Raho, poi con l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Distrettuale di Reggio Calabria. Accuse, infine, confermate anche nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari.

L’inchiesta, secondo chi ha indagato, ha cristallizzato il ruolo avuto dall’imprenditore romano nell’affaire dei grandi appalti pubblici. Nello specifico, i pubblici ministeri reggini ritengono che Barbieri sarebbe stato il punto di riferimento dell’altro gruppo imprenditoriale, quello dei Bagalà, «nella sistematica attività di turbativa d’asta da questi posta in essere rispetto agli appalti di lavori messi a fare da diverse stazioni appaltanti calabresi e non solo, mettendo a disposizione sistematicamente le proprie società – con i relativi requisiti tecnici ed economici – per la costituzione di ATI ed RTI fittizi ovvero per la partecipazione diretta a gare di appalto turbate nelle modalità chiarite ai capi successivi» ed «ottenendo in cambio della propria disponibilità una percentuale del valore dei lavori, nominando sistematicamente quale proprio procuratore speciale Giorgio Morabito» che avrebbe gestito direttamente i lavori in nome e per conto «della cosca Piromalli, stipulando i contratti, assumendo le maestranze e incassano anche i pagamenti effettuati dalle stazioni appaltanti: più in generale forniva un costante contributo per la vita dell’associazione mettendosi a completa disposizione degli interessi del sodalizio». (Antonio Alizzi)

 

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