Accordo ‘ndrangheta-Cosa Nostra, Franco Pino: «Ecco cosa prevedeva la strategia stragista»
– di Antonio Alizzi Nella prima puntata abbiamo sintetizzato i motivi che hanno portato la Dda di Reggio Calabria ad arrestare il boss Giuseppe Graviano e Rocco Filippone, oggi invece affrontiamo nel dettaglio la riunione di Nicotera. Quel summit, dicono gli inquirenti, è il più importante rispetto agli altri incontri satelliti che arriveranno in seguito.
– di Antonio Alizzi
Nella prima puntata abbiamo sintetizzato i motivi che hanno portato la Dda di Reggio Calabria ad arrestare il boss Giuseppe Graviano e Rocco Filippone, oggi invece affrontiamo nel dettaglio la riunione di Nicotera. Quel summit, dicono gli inquirenti, è il più importante rispetto agli altri incontri satelliti che arriveranno in seguito. E a parlarne sono alcuni collaboratori di giustizia cosentini.
Franco Pino, ex boss dell’omonima cosca di Cosenza, riferisce ai magistrati reggini che lui personalmente non ha «mai avuto rapporti con i siciliani, se non negli anni settanta» se non con vari soggetti «che venivano a Cosenza per fare rapine a volto scoperto». Sulla riunione di Nicotera dice: «Circa l’incontro che si svolse dopo la strage di Via D’Amelio» a Nicotera Marina, «voglio innanzitutto dire che avvenne subito dopo la citata strage, tra fine luglio ed inizio agosto 1992. Il proprietario del villaggio era protetto da Mancuso Luigi e quindi il luogo era ritenuto sicuro. Mancuso mi mandò a chiamare dicendo di venire a Limbadi a casa sua, perché mi doveva parlare».
Affrontò il viaggio con il suo braccio destro dell’epoca Umile Arturi, oggi pentito. «Mi recai a casa del Mancuso, dove trovammo il nipote e molta altra gente. Ci spostammo poi insieme a Nicotera, al Suyonara; eravamo, oltre a me, Franco Coco Trovato; il figlio di Paolo De Stefano, credo Giuseppe, genero del Franco Coco Trovato; Antonino detto Nino Pesce, Luigi Mancuso» quelli di Cirò Marina, Farao e Marincola, «Santo Carelli (oggi defunto, ndr) di Corigliano; era presente anche un tale Papalia, personaggio importante che risiedeva a Milano e che veniva trattato con molta dejèrenza; vi erano anche molte altre persone che non conoscevo ed altre che forse non ricordo».
Argomento della riunione? Pino dichiara che i contenuti erano stati illustrati da Coco Trovato e Pesce. Proposta «che era stata portata dai Brusca per conto di Totò Riina» afferma il pentito. «In particolare, Coco Trovato e Pesce dissero che i siciliani avevano già iniziato a commettere le stragi e dicevano di volere un appoggio sull’attività stragista da parte nostra, anche perché le eventuali conseguenze negative della legislazione sarebbero ricadute anche su di noi. Chiedevano se noi fossimo disposti a commettere da parte di chi ne aveva la maggiore possibilità. attentati ad obiettivi istituzionali, non per forza rivolti ad uccidere un numero indeterminato di persone ma certamente finalizzati a far capire che si trattava di attentati veri, in modo da procurare più terrore possibile e più danni possibile ed eventualmente anche vittime».
Franco Pino aggiunge che «ad esempio obiettivi idonei potevano essere caserme o piccole stazioni dei Carabinieri site nei paesi, o simili. La contropartita consisteva, come fu detto espressamente, nel cercare di ottenere vantaggi dallo Stato, come una sorta di trattativa». (2.-continua)