venerdì,Dicembre 8 2023

Rose, tutti i retroscena sulla cattura del boss Francesco Strangio

Francesco Strangio catturato alle ore 20.45 di ieri in contrada Petraro a Rose. Ecco tutti i retroscena. Il boss Francesco Strangio è stato arrestato dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza e di Reggio Calabria, unitamente a militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria. Si ritiene che sia contiguo alla cosca di ‘ndrangheta degli Strangio alias

Rose, tutti i retroscena sulla cattura del boss Francesco Strangio

Francesco Strangio catturato alle ore 20.45 di ieri in contrada Petraro a Rose. Ecco tutti i retroscena.

Il boss Francesco Strangio è stato arrestato dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza e di Reggio Calabria, unitamente a militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria. Si ritiene che sia contiguo alla cosca di ‘ndrangheta degli Strangio alias “Janchi” di San Luca, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi.

Era latitante da oltre un anno

Strangio era ricercato era ricercato dal 17 gennaio 2018, essendosi sottratto ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria, in quanto già condannato in via definitiva alla pena di 14 anni di reclusione e 60mila di multa, poiché ritenuto elemento di spicco di un’associazione finalizzata al traffico internazionale (con il Sudamerica, la Germania ed il Belgio) di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

Le indagini a carico di Strangio

L’indagine aveva consentito di documentare l’importazione della sostanza stupefacente attraverso la spedizione con carichi di copertura, a bordo di navi salpate dal Sud America e giunte in porti del nord Europa, quali Amburgo ed Anversa. Strangio deve dunque ritenersi un vero e proprio broker del narcotraffico internazionale, in grado di gestire le trattative per l’acquisto di ingenti quantitativi di cocaina.

Il blitz a Rose: tutti i particolari

Francesco Strangio era in un appartamento situato al terzo piano di un condominio. Attraverso una prolungata attività info-investigativa condotta sinergicamente dai carabinieri dei Comandi Provinciali di Cosenza e Reggio Calabria e coordinata dalle Procure Distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria, a seguito della quale si è proceduto ad una progressiva “saturazione d’area” con il supporto specialistico dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria.

Tale attività ha consentito di individuare l’ultimo nascondiglio del latitante in un insospettabile palazzo posto su una confluenza di più assi viari, ubicazione che ne avrebbe certamente facilitato la fuga in caso di intervento delle forze di polizia. Rischio annullato da un’accurata cinturazione dell’area e dall’azione fulminea dei carabinieri, che hanno fatto accesso nell’appartamento mediante l’abbattimento della porta blindata d’ingresso. Pregiudicato quindi colto di sorpresa.

Cosa hanno trovato i carabinieri?

Nel corso della perquisizione dell’immobile e pertinenze, sulla cui proprietà sono in corso ulteriori accertamenti, rinvenuti e sequestrati circa 8mila euro in contanti, ritenuti provento di attività illecite, un passaporto e diverse copie di carte d’identità intestate a terzi soggetti (acquisiti per essere contraffatti con la sostituzione della fotografia), un bilancino di precisione e 3 telefoni cellulari parzialmente bruciati, in quanto dallo stesso lanciati nel caminetto presente all’interno dell’appartamento all’atto dell’irruzione. L’arrestato è stato tradotto presso la casa circondariale di Cosenza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La soddisfazione del comandante dei carabinieri di Cosenza

Il Comandante  Provinciale dei Carabinieri di Cosenza, tenente colonnello Piero Sutera, nel rimarcare la valenza dell’operazione condotta, ha evidenziato che «le articolate e prolungate indagini che hanno portato alla cattura del latitante sono frutto del lavoro in piena osmosi posto in essere dalle varie componenti territoriali, mobili e speciali dell’Arma dei Carabinieri, il cui impiego consente di affermare in maniera capillare l’autorità dello Stato sul territorio».

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