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San Giovanni in Fiore, morì dopo il parto: chiesta una condanna

La Corte d’Appello aveva riaperto l’istruttoria dibattimentale. Oggi la richiesta di condanna per uno degli imputati. Si chiuderà entro un mese il processo sulla morte di Caterina Loria, una ragazza di San Giovanni in Fiore morta il 28 giugno del 2011, sette giorni dopo la nascita, col parto cesareo, di sua figlia data alla luce nell’Unità

San Giovanni in Fiore, morì dopo il parto: chiesta una condanna

La Corte d’Appello aveva riaperto l’istruttoria dibattimentale. Oggi la richiesta di condanna per uno degli imputati.

Si chiuderà entro un mese il processo sulla morte di Caterina Loria, una ragazza di San Giovanni in Fiore morta il 28 giugno del 2011, sette giorni dopo la nascita, col parto cesareo, di sua figlia data alla luce nell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Annunziata di Cosenza.

Dal processo di primo grado all’appello

Nel febbraio del 2016, il tribunale di Cosenza in composizione monocratica aveva assolto tutti i medici accusati di omicidio colposo. Tra questi vi erano il dottor Andrea Bilotti, poi deceduto, su cui la procura generale per ovvi motivi non ha fatto appello, e il dottor Attilio Forte, la cui posizione non era stata impugnata. Davanti ai giudici di secondo grado, invece, ci sono la dottoressa Patrizia Maria Romano e il dottor Pasquale Pirillo. Per la ginecologa, il sostituto procuratore generale di Catanzaro Luigi Maffei ha chiesto una condanna a due anni di reclusione, mentre per il collega dell’imputata ha invocato una sentenza di assoluzione.

Nel corso della requisitoria, il magistrato ha ripercorso tutte le tappe della vicenda giudiziaria, soffermandosi sulla posizione della Romano, difesa dall’avvocato Nicola Carratelli. Originariamente, la procura di Cosenza riteneva che Romano e Pirillo con «negligenza, imprudenza ed imperizia, consistite nella prestazione di un’inadeguata assistenza clinica» avessero cagionato la morte di Caterina Loria, «intervenuta per tromboembolia massiva del ramo principale dell’arteria polmonare». Poi all’esito dell’istruttoria dibattimentale di primo grado, l’accusa aveva chiesto (e ottenuto) per tutti l’assoluzione.

Ora invece la procura generale, dopo aver risentito tutti i testi, punta il dito contro l’operato della Romano. Si associano alle richieste della procura generale, gli avvocati Pasquale Vaccaro e Tommaso Stillitano, difensori rispettivamente del padre e della figlia della ragazza morta. Prossima udienza nel mese di giugno. (a. a.)

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