venerdì,Marzo 24 2023

Cosenza in dissesto, ecco perché la Corte dei Conti boccia la giunta Occhiuto

Cosenza in dissesto, ecco perché la Corte dei Conti boccia la giunta Occhiuto. Delibera di 142 pagine: le obiezioni dei giudici. Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto sperava che la Corte dei Conti di Catanzaro sposasse le sue controdeduzioni al fine di evitare il dissesto finanziario del Comune di Cosenza. Ma le osservazioni rilevate ieri

Cosenza in dissesto, ecco perché la Corte dei Conti boccia la giunta Occhiuto

Cosenza in dissesto, ecco perché la Corte dei Conti boccia la giunta Occhiuto. Delibera di 142 pagine: le obiezioni dei giudici.

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto sperava che la Corte dei Conti di Catanzaro sposasse le sue controdeduzioni al fine di evitare il dissesto finanziario del Comune di Cosenza. Ma le osservazioni rilevate ieri dal primo cittadino brusio non sono servite a nulla. Sono 142 le pagine che formano il provvedimento negativo nei confronti di Palazzo dei Bruzi, forse in parte già messe nero su bianco in precedenza, visto che la delibera è uscita a meno di 24 ore dall’udienza in cui erano presenti l’architetto e il capo di Gabinetto Antonio Molinari.

Il caso Equitalia

Occhiuto ieri pomeriggio aveva evidenziato come uno dei problemi delle mancate entrate nelle casse comunali fosse quello relativo all’Agenzia delle Entrate che non avrebbe recuperato le somme indicate da Palazzo dei Bruzi. Circa 200 milioni di euro. Ma i giudici della Corte dei Conti di Catanzaro, sul punto, bocciano il sindaco e la sua amministrazione. «Le presunte disfunzioni evidenziate dall’agente riscossero “Equitalia Sud” sono state affrontante – in parte – solo nel 2017 e, nonostante il Comune dichiari che il concessionario non ha tempestivamente posto in essere azioni di recupero per un consistente ammontare di risorse, non sono state intraprese efficaci azioni volte a porre rimedio a questa grave disfunzione, che sicuramente affonda le sue radici nel tempo».

Altre criticità del Comune di Cosenza

Secondo i giudici, «le iniziative assunte nel cambio di agente riscossero sono incerte nei loro positivi effetti e appaiono in ogni caso, tardive, considerata la gravità della situazione da tempo manifestata nel comparto riscossioni. E ancora: «Il criterio proposto dal Comune di Cosenza nel calcolo delle riscossioni in conto residui appare fallace, per due ordini di ragioni», in quanto «è la stessa sezione delle Autonomie che ha indicato le modalità di calcolo della percentuale di riscossione in conto residui della predisposizione dei PRFP». In secondo luogo, il Comune di Cosenza «ha effettuato nel 2015 una copiosa revisione dei residui (ordinaria e straordinaria) che, in disparte ogni valutazione sulla sua correttezza, non consente di confrontare le previsioni del PRFP e i dati di rendiconto per quanto attiene al quantum delle partite residuali».

Dall’evasione fiscale al patrimonio immobiliare

E infine, scrive la Corte dei Conti, «il Comune di Cosenza non ha presentato controdeduzioni su censure specifiche» che passa dal recupero dell’evasione fiscale. A tal proposito, «nel decennio questa leva dovrebbe apportare introiti per circa 16 milioni di euro. Per l’Ici e Imu, nel 2015, le entrate da recupero evasione sono però irrisorie (inferiori a 200mila euro)». Inoltre, nel 2015 gli incassi in conto residui sono stati molto bassi per tante partite residuali significative (Imu= 7,20% – Tarsu-Tares-Tari = 16,48% – servizio idrico integrato= 9,71% – sanzioni codice della strada= 4,47%). Infine, la mancata dismissione del patrimonio immobiliare, che pure doveva essere preziosa leva di risanamento». (1. continua) (a. a.)

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