martedì,Marzo 19 2024

ESCLUSIVA «Il vulcano Scalea è grande quanto il Vesuvio. E i terremoti…»

«Il vulcano Scalea è grande quanto il Vesuvio» e fa parte del nuovo complesso vulcanico scoperto dal ricercatore Riccardo De Ritis dell’Ingv, in collaborazione con le Università di Roma Sapienza, Messina, Palermo e Catania, oltre che con gli studiosi del Cnr. La scoperta di Ovidio, Enotrio e Diamante risale a due anni fa, ma è

ESCLUSIVA «Il vulcano Scalea è grande quanto il Vesuvio. E i terremoti…»

«Il vulcano Scalea è grande quanto il Vesuvio» e fa parte del nuovo complesso vulcanico scoperto dal ricercatore Riccardo De Ritis dell’Ingv, in collaborazione con le Università di Roma Sapienza, Messina, Palermo e Catania, oltre che con gli studiosi del Cnr. La scoperta di Ovidio, Enotrio e Diamante risale a due anni fa, ma è nota solo da qualche mese. A ciò si aggiunge la notizia che a 15 chilometri di distanza dalla città di Scalea, esiste un vulcano che come diametro è uguale a quello che domina il Golfo di Napoli, come ci racconta il dottor De Ritis. Vulcani, quelli rinvenuti nel corso degli studi, tutti inattivi.

L’intenzione dei ricercatori, però, è quella di approfondire la zona perché ritengono che ce ne siano altri, tutti appartenenti alla catena vulcanica del Palinuro che si estende fino alla Costa calabra. La profondità di questi vulcani è compresa tra 150 e 500 metri sotto il livello del mare. La curiosità sta nel capire se siano dormienti o estinti.

C’è correlazione tra i terremoti e i vulcani scoperti pochi mesi fa?

Ha destato curiosità nei mesi scorsi la scoperta della catena vulcanica tra 15 e 50 chilometri dalla terra ferma. Ovidio e i suoi fratelli (Enotrio e Diamante, più lontani dal primo rispetto al lungomare di Diamante), come li definisce De Ritis, è un lavoro che parte da lontano, grazie a una batimetria ad alta risoluzione che ha permesso di identificare i primi tre. Ora se ne aggiunge un quarto. «Riteniamo che i nostri studi a lungo termine ci porteranno ad individuarne altri. Quelli rinvenuti sono comunque profondissimi» aggiunge De Ritis.

C’è correlazione tra lo sciame sismico e la posizione morfologica dei quattro vulcani? «Assolutamente no, i terremoti avvenuti nei giorni scorsi non sono di origine vulcanica. In quella zona, che è sismica per definizione, abbiamo sempre registrato scosse» dicono in coro De Ritis e Guido Ventura, altro ricercatore dell’Ingv. «Fa notizia il terremoto perché la magnitudo è di 4.4, ma quello che segnaliamo oggi è una conseguenza del terremoto del 25 ottobre scorso». Terremoto sentito dalla popolazione «sia per la forza sprigionata sia per la profondità che era di 11 chilometri. Per questo motivo» sottolineano i due ricercatori dell’Ingv «il terremoto è stato avvertito anche in altre zone della Calabria». Lo sciame sismico, a circa 15-20 chilometri dal complesso vulcanico, infatti prosegue. Ieri sera alle ore 22.08 l’ultima scossa di lieve entità (magnitudo 2.4).

La leggenda del Marsili e la pericolosità dei Campi Flegrei

Se la catena vulcanica calabrese non preoccupa l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Roma, non si può dire lo stesso dei Campi Flegrei, del Vesuvio, dell’Etna e dello Stromboli. In tutto ciò, Guido Ventura quando sente parlare del vulcano Marsili, che si trova a 150 chilometri dalla Calabria, coglie l’occasione per smentire una leggenda popolare: «Questa storia del Marsili è lunghissima, ma non ha nessuna base scientifica. Le cose stanno così: in caso di eruzione del Marsili non succederebbe niente, la parte più alta sta a 500 metri sotto il livello del mare, ma la maggior parte dell’edificio vulcanico è sotto mille metri il livello del mare» chiarisce Guido Ventura.

«Il pericolo casomai sono le frane del vulcano, che potrebbero innescare degli tsunami, ma non è detto che li inneschino. Va fatto, senza dubbio, un monitoraggio sulla stabilità di questi edifici che ad oggi non sono controllati». Guido Ventura si riferisce anche al Palinuro che si trova di fronte la Costa Cilentana. Sia il Marsili che il Palinuro hanno manifestazioni secondarie, il che rientra nella normalità delle cose.

«La nostra attenzione oggi è rivolta ai vulcani dei Campi Flegrei che hanno uno stato di allerta giallo, l’Etna e lo Stromboli, che come avete visto sono in attività, e il Vesuvio, che in questo periodo è relativamente tranquillo. Le ricerche di geologia marina – conclude Guido Ventura – hanno costi spaventosi e le fonti di finanziamento non sono così semplici da reperire. E’ indubbio che in futuro dovranno essere presi in considerazione tutti i vulcani che ci sono in Italia, sia quelli sottomarini e sia quelli visibili al pubblico».

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